INDIO GRIGIO
Rivista settimanale per Internet
Nº 59. ANNO 2001 GIOVEDÌ 12
DI LUGLIO

 

 FONDE - DIRIGE - SCRIVE E CORRISPONDE: MENASSA 2001

NON SAPPIAMO PARLARE MA LO FACCIAMO IN VARIE LINGUE
SPAGNOLO, FRANCESE, INGLESE, TEDESCO
ARABO, PORTOGHESE, ITALIANO E CATALANO

INDIO GRIGIO È PRODOTTO
DI UNA FUSIONE
LA LUCENTEZZA DELLA COSA GRIGIA
E
L'INDIO DEL JARAMA
LA FUSIONE CON PIÙ FUTURO DEL SECOLO
XXI

 indio grigio


INDIO GRIGIO Nº 59

ANNO II  

Editoriale

Portare al cittadino attuale, borghese, piccolo borghese intelettuale, 
al limite delle sue contraddizioni è fargli l'unico ben possibile.

Oggi la vidi piangere un'altra volta
a causa dei miei versi:
Ma oggi piangeva come mai.
Il tempo,
fermava il suo niente silenzioso
per vederla piangere.

Ella amava piangere
con rabbia
con scioltezza
con perfidia.

Piangeva
e mi guardava con un occhio,
con l'altro piangeva,
occhio di amore in cascate.

Quando smetteva di piangere
mi amava e mi diceva
sei cattivo, amore mio,
sei molto cattivo.

E prima di immergersi nell'amore mi diceva:
Io non sono una donna che dovè imparare a ballare il tango 
per trovare un limite alla sua pazzia.

 

Rosalba recita

RITORNARE TORNARE RITORNARE

Tornare ritornare ritornare
affondare
nella lussuria di quel canto
affondare
fino a non potere più.

Lontana solitudine
hai visto  quello che fu morire?
Non fu niente
comparato con questo.

 

Niente mi aspetta in questo solenne pomeriggio di fine di estate.
Nessuno accoglie nel suo letto di chi sa che siamo condannati a vivere.
Aspiro il fumo di un cancro mortale, e vedo, in un dire poetico,
il nostro sangue fortificando piccole parole prodotte per il caso dei combinazioni.
Riconosco: morire non voglio benché quello sia la combinazione perfetta.
Riconosco: voglio vivere meglio, in quello mondo promesso di fratelli dove miei braccia e le mie parole appartengano ad un stesso corpo.
Riconosco il dolore, riconosco i soprassalti.
Riconosco l'empietà della giustizia. So che alcuno di noi sta morendo ogni giorno.
Riconosco vivere in un mondo dove ci sarà merda per tutti.
Riconosco non sapere chiaramente chi i miei fratelli sono.
il niente attraversa il mio cuore.
Riconosco che la mia pace è effimera, sono violentato permanentemente per un vizio imperdonabile: voglio essere scrittore. Una combinazione di pettegolezzi e delusioni, ma per favore non mi ammazzino, tentiamo di verificare se servo per qualcosa.

Egli scriverò tutto perché lo vidi tutto.

Riconosco che ho una speranza di perdono.
Pietà per chi indifeso di fronte alla catastrofe, indovinò solo a non chiudere gli occhi.
Riconosco che ho una speranza di gloria.
Gloria per chi, obnubilato per gli odori del fungo atomico, sopravvisse al massacro.
Riconosco avere sommerso la mia anima in certe droghe della dimenticanza.
Riconosco non essere stato alterato mai. La mia repressione è sublime.
Sono un professionista dell'anima. Intatto e freddo, passeggio il mio sguardo per l'orrore.
Sono gli sprechi di una società in crescita.
Saggio del niente.
Riconosco non sapere niente circa quello che scrivo.
La violenza alla quale sono sommesso deve essere investigata.
Deve investigarsi di che maledetta perversione dell'uomo mi vogliono fare responsabile.

 

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Oggi tra le ombre fui schiavo delle mie proprie fantasie.

Con soavità e vocebassa , perché appena cominciavamo, gli feci notare che aveva detto schiavo, al quale ella rispose rapidamente (che non è abitudine in ella):

- Sì, nella fantasia io mi trasformavo in una superdonna coi caratteristiche più notevoli rubate a vari dei suoi pazienti uomini. Nei fantasie io avevo l'indiscutibile fortuna e buon accortezza di Romualdo. La fermezza per difendere i miei pensieri e le mie emozioni, il fanatismo che ha Ernesto. Era capace di giocarmi la vita ad una sola lettera come il suo paziente quello giocatore che, ancora, non so come si chiama e, inoltre, era crudele coi donne imitando il suo proprio stile con me, dottore.

Dopo camminava tranquilla per tutta la stanza, vestita di uomo, il vestiario era tutto suo. Quello sì, mi fisso sempre come è vestito, quando entro e noi  ci diamo la mano io scatto una fotografia e, dopo, la studio nella mia casa.

Alcune volte appariva vestita con la sua giacca bianca ed in mutande, altre con suoi pantaloni ma con l'abbottonatura slacciata. In una delle figure appariva tutta vestita di bianco, la sua camicia bianca, i suoi pantaloni bianchi, le sue scarpe bianchi, uguale che un giorno mi diede un mal di testa perché io immaginai che lei aveva comprato nella Via Venetto accompagnato da più di due prostitute. Una delle volte, apparve scalza e con la cravatta di filato che gli regalò sua paziente che vive innamorata dei suoi versi.

Quando gli dissi:

- Come gli passa no c'era nessuna sicurezza nella mia voce. Ella continuò fermo il suo discorso:

- Non è questa che gli contai la parte più importante, quello che passava dopo sì che era straordinario.

Io sentiva, con tutto il peso che significa avere conoscenze teoriche circa quello che si fa, mi volevo fermare nella frase anteriore che ella tanto splendidamente aveva respinto, ma ella voleva continuare e ritornò a vincermi. Ascoltai distintamente quello che mi dicevo:

- La cosa più incredibile della fantasia è che improvvisamente al mio passo, quando camminava per la stanza continuavano ad apparire tutte le donne dei miei desideri, voglio dire, tutte le donne di tutti i miei uomini e si inclinavano di fronte a me, e baciavano alcuna  parte del mio corpo e dopo sparivano, per cedere passo ad altre nuove donne.

- Lei sognava che dovrebbe trasformarsi  in un gran uomo affinché sua madre smettesse di disprezzarla e l'amasse.

- Non dottore, la cosa più importante, la cosa più incredibile delle fantasie è che tutte le donne, sebbene è certo che avevano differenti corpi, in tutti i casi avevano lo stesso viso.

- Il viso di sua madre gli dissi, sentendo che ella questa volta mi ero fatto pestare il bastoncino, la scimmia era caduta nella trappola.

- Peggio, dottore, molto peggio, il viso che avevano tutte le donne di miei fantasie era la sua, dottore, ed ora, per favore, mi lasci andare. Preferirebbe lasciare ora e continuare la prossima sessione. Ho pena per lei, oggi non ho pena di me, che terribile, per tutto questo tempo lei fu mia madre, tutto quello che viviamo era il viaggio del trasferimento, poverino dottore, poverino...

L'interruppi per dirgli che non si preoccupasse tanto per me che io avevo già pensato aumentargli gli onorari.

- A quanto, dottore -disse con disperazione -, non mi getti ora che aveva cominciato a volerlo. Sempre il denaro, sempre il denaro, ma come sono i uomini, quando un'allenta un po', ti chiedono sempre la stessa cosa, o coño o denaro, ed ora che cosa vuole, perché riconobbi che mi ero psicanalizzato bene, già mi vuole riscuoterme la stessa cosa che riscuote a quelli suoi pazienti, ricconi, bimbi di mamma. Io sono una  poeta, un'artista, ho nella mia bocca quell fuoco sanguinante di ovest, sono la violenza di una canzone infantile difendendo i suoi diritti. Non mi ammazzi, dottore, glielo chiedo per Dio. Mi dica quanto?

- Io avevo pensato di aumentargli un sette percento, la stessa percentuale di aumento che i dazi universitari, che cosa gli sembra?

- Che cosa mi sembra? una crudeltà, cento quaranta pesetas più, ogni volta che vengo a vederlo, atroce, quello mi sembra, un abuso del potere.

- Continuiamo la prossima.

E ella alzandosi affrettatamente dal divano, ed il problema dell'aumento.

-Potremmo   lasciarlo per la prossima.

Avvicinandosi a me, lussuriosamente, mi sussurrò:

- Che pazienza che lei ha con me, rimanere silenzioso, a volte, coi assurdità che io gli dico.

- Non creda dissi, mentre faceva una veronica al suo corpo e allo stesso tempo apriva la porta della consultazione -, a volte rimango taciuto non perché abbia pazienza, bensì perché a volte lei mi fa paura.

- Che spiritoso, dottore, che spiritoso!

E così  ci salutiamo fino alla prossima.

 

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Amelia Díez Costa
Psicoanalista

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EROTISMO O PORNOGRAFIA?

Io toccai un po' la polla e ricordai a Clotilde. Le piaceva, soprattutto, fare l'amore nel bagno. Si denudava in silenzio, mentre io finivo di lavarmi il culo o di pettinarmi o di lavarmi i denti. Ella sempre mi sorprendeva facendo qualcosa nel bagno. A volte me ci portava un caffè e rimanevamo conversando ore. Poi si aggrappava con le due mani dil lavabo , e cominciava a mormorare tra denti, mi immagino che affinché risultasse folle:

- Oggi per dove voglia, amore mio. Per dove voglia.

E io mi avvicinavo come di nuvola, socchiudeva con le mie mani le sue natiche ed un profumato canto di calandre c'invadeva, ed allora, faceva che la fotteva per il culo e me la fotteva per il coño e dopo, ancora, faceva che me la fotteva per il coño e me la fotteva per il culo. L'ingannava sempre.

- Siamo come tre mille, amore mio, siamo come tre mille.

E ella aveva orgasmi come deliri, come una moltitudine di uomini e donne nel suo corpo, facendo l'amore. E finiva aggrappandosi disperatamente alle sue tette e baciando il suo proprio viso in quello specchio.

- Mi ammazzasti il mio amore, mi rompesti il coño.

E si basava sulla tazza per riposare. Ed ancora sospirando:

- Sei un poeta geniale! sei un poeta geniale! Ti regalerò una macchina di scrivere -y il suo viso si adombrava -. Chiaro, avrai già macchina da scrivere, sicuramente un altra  prima che io te la regalò.

E mentre parlava metteva la sua mano tra le sue gambe e lasciava che il mio seme cadesse sulla sua mano e, dopo, passava la mano per tutto il viso e rideva.

- Tuo seme fa bene, ringiovanisce.

Quando ella si metteva così, io gli dicevo la verità:

- La macchina da scrivere mi la  regalò mio padre.

- Non ti credo, non ti credo.

E si vestiva affrettatamente ed a mezzo vestire, usciva dal bagno gridando:

- Gli uomini sono alcuni figli di puttana ed io,gli amo. Io sono Clotilde, quella che mai smetterà di fare l'amore. Libri, poemi, scritti, frasi celebri, non so dove andremo a finire con tanta porcheria.

Clotilde quando finiva di fare l'amore si sentiva libera.

- Voglio baciare una donna nelle labbra. Berta, Berta, la mia amante, qui, il seme di mio amato nelle mie labbra. Baciami.

E saliva ed abbassava le scale, gridandomi:

- Giacinto, voglio che te la fotta alla mia amica Berta, voglio che il tuo amico Alberto mi rompa le viscere.

E saliva e scendeva per le scale, fino a che io, ricordava l'atteggiamento di mio padre con mia madre in situazioni simili e gli dava due schiaffi ed ella piangeva un po' ed andava alla cucina a fare un caffè.

Salendo le scale gli gridava che la vita delle coppie  monogámiche è carina e che oltre al caffè mi facessi un succo di arance, per intrattenerla più un momento nella cucina e dare tempo a Berta affinché mi succhiassi la polla e si preparasse un po' i capelli, perché a me, mi piaceva tirargli dei capelli quando mi succhiava. Berta era angelica. Clotilde divina.

Tra le due, io pensavo, a volte, senza dire niente, mi faranno un uomo o mi gireranno pazzo. E sognava col mio zio Leone ed in sonni mi domandavo come era possibile soddisfare allo stesso tempo sei donne, quando, sebbene, con una poteva, mi davo conto che non era cosa facile potere. Clotilde e Berta, erano due, ma anche erano una. Non si disturbavano mai. Avevano deciso di pensare le due che l'altra era un mio capriccio ed erano disposte a sopportarlo. Ed affinché io dessi redine sciolta al desiderio che esse mi attribuivano di avere una relazione differente con ognuna. Una lavorava i lunedì e l'altra i martedì, ad una  gli piaceva la notte ed all'altra gli piaceva il giorno. Una scriveva, l'altra dipingeva. Avevano la mestruazione in epoche distinte del mese ed educavano i suoi figli in momenti differenti del giorno, e tutto, affinché io quando mi trovassi con alcuna dei due, non avesse l'incordio (secondo esse) di trovarmi con l'altra. Aveva giorni che il meccanismo funzionava tanto perfetto che io, prendeva due colazioni, mangiava a mezzogiorno due volte, dormiva due volte il pisolino, faceva l'amore due volte, e ci furono pomeriggi splendidi che arrivai a fare l'amore due volte con ogni una, e dopo altri due caffè. E così passavano i giorni ed io ogni volta stava più lontano da trasformare quelle due donne in due donne, affinché qualche giorno stessero tra le sei donne del mio desiderio. Ed ogni volta stavano più vicino, per compiere, nonostante la vita che portavano, il desiderio di un uomo per ognuna, di trasformarmi, in due uomini.

A volte la lotta era a braccio partito. A cazzotti, ad insulti, con difficoltà, riusciva a rinchiuderli alle due giunte con me in alcuna delle stanze. Sempre alcuna delle due aveva la mestruazione, e non  una mestruazione cualuque . Torrenti di sangue in tutte direzioni. Io andavo sempre davanti, come si dice, ci furono giorni che finivamo i tre ricoperti in sangue. L'altra quelli giorni stava di dolore, per alcuna  morte di qualche parente prossimo. Se nessuno era morto quelli giorni, ella ricordava alcuna  morte della sua infanzia oppure di la sua adolescenza. Tra la violenza del sangue ed i suoni sempre eterni della morte, io facevo quello che poteva. Come quando voleva alzare le valigie che alzava mio padre ed appena poteva trascinare con le due mani una, ed appena alcuni centimetri.

Una volta ottenni che si baciassero nella bocca.

Ricordo come se fosse oggi. Primo mi assicurai che ognuna avesse dieci orgasmi. Con gli occhi socchiusi, ognuna appoggiò la sua testa sulla mia spalla corrispondente. Ed io tardai quindici minuti a causa della lentezza di miei movimenti, in accarezzare le sue teste ed in avvicinare la bocca di un'alla bocca di l'altra. E ci fu un istante dove quelle labbra si spaccavano per il piacere di quello incontro tante volte posticipato, e così, sull'orlo dell'estasi solo per stare baciandosi, Berta mi mise il dito nel culo e Clotilde mi strinse le uova fino a farmi gridare. Io fui felice, e sentendo che aveva fatto il bene, io rimasi addormentato.

Lei che cosa pensa?

Pornografía   o Erotismo

Fino a il giorno di oggi hanno votato:

Pornografia: 400         Erotismo: 4100

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