Nº 542 - giovedì  6 marzo - Anno 2014
FUSIONA - DIRIGE – SCRIVE CORRISPONDE: MENASSA 2014


NON SAPPIAMO PARLARE MA LO FACCIAMO IN VARIE LINGUE
SPAGNOLO... ITALIANO...  PORTOGHESE... FRANCESE... INGLESE... TEDESCO... ...

INDIO GRIGIO
É PRODOTTO DI UNA FUSIONE

IL BRILLO DELLO GRIGIO
E
L’INDIO DEL JARAMA

LA FUSIONE CON PIÚ FUTURO
DIL SECOLO XXI

Indio Gris


INDIO GRIGIO Nº 542
ANNO XV

 

 

LA MORTE DIL CARNEVALE
 

Murga che ti voglio murga,
murga, che ti voglio verde.
Intellettuali e deboli
questa murga è per voi.
 

E fate attenzione 
di cominciara credere
che io sono ministro
o padre o marito,
cosí semplice,
operaio stanco
o un mal direttore.

 

No, signor,
no, signorina,
io sono un intellettuale,
un intelettuale costa poco
che solo
legge e scrive
e da solo fa l’amore
senza utilizare preservativo.

 

Murga che ti voglio murga
murga, que te quiero verde
intellettuali e deboli
questa murga è per voy.

 

Il dottore Carlo Marx
fece un’opera maestra
dedicata  agli operai,
ascoltiamo sua risposta:

 

Siamo del quartiere,
del quartiere dei poveri
e non vogliamo,
non vogliamo  progressi.

 

Murga che ti voglio murga
murga, che ti voglio azzurra,
un pezettino di  cielo
che mi separe di me.

 

Andiamo murga, andiamo murga
che ti farò diventare rossa
ti toccherai il sesso
con alcuni dei miei versi.

 

Questa notte raccoglierò
mie ruge al mio sesso
e verete la soluzione
che gli doi alla mia vecchiaia.

 

Il cantore si moriva
e non si lo credeva.
Nel mezzo dil salotto
aveva un cassetto, aspettandolo.

 

Togliete  quel cassetto
che io sono un cantante
e al morire volerò
qual música o parola.

 

Morto, cio’è,
portato per la vita
a estremi dove  i vento
vola per volare.

 

Morì, cioè, ha vissuto
durmì suo pissolino,
amó e bugie sempre
pero  ha scritto questo verso:

 

Quando mia madre mi chiama
dalla tomba, si capisce,
mi sento pieno di vita
e ballo nel carnevale.

 

Ballo, Ballo, Ballo, Ballo,
salto di allegría e canto
e, quando qualcuno vuole,
mi calmo per ascoltare.

 

E quando ascolto
non sono pensatore attivo
ne amante con tale desiderio
ne mamma consolatrice.

 

Non sono, ho lasciato di essere
cosichè il mínimo fiato
di una parola quando passa
mi permetta articolare:

 

Il desiderio con il mare
la vita con la bugia
mia moglie col mio denaro
e il futuro alla canzone.

 

Murga, che ti voglio murga,
murga, che ti voglio nera,
mulatta, rame, ocra,
umana, ti voglio murga,
ballando nel CARNEVALE.

 

E non voglio retirare,
io voglio rafforzare
la proposta che grabé
al compire miei venti anni:

 

Vale più carne nella mano
che pensiero nel aria.
Se voglio sesso
mi lo dovrò cercare.

 

Murga che ti voglio bella
e se è possibile nuda
conssegnata, moribonda
pero pronta a ballare.

 

E così, ballando e ballando,
non troveró mai
ne a mia madre, nei a mia amante
ne al poema che se ne va.

 

Pero avvrò fra le braccia
una opulenta signora
che non sólo ha oro
ance ha un paio di tette
che se mi metto a succhiare
mai andrebbe a lavorare.

 

E non voglio disprezzare
le tette quí presente
pero le tette di Lola
non sólo latte ci danno
sino che anche cognac.

 

Murga che ti voglio bella
e se è possibile nuda
il culo marrone chiaro
e di magenta la bocca.

 

E così ci troviamo
in mezzo al carnevale
e sará tale sorpresa
che beveremo birra.

 

E tutte due mezo ubriachi
ci guarderemo a gli occhi
e tutte due, come sensibile,
al letto ci adremmo.

 

Ma il povero letto
in Carnevale
non fa nessun altro
sino ballare e ballare.

 

Così che nel letto,
per sopravvivere,
uniamoci con forza
al compagno di viaggio.

 

Perche  il letto
balla e balla
ti butta per terra,
diventa matta
e ti schiaccia
e balla e balla
e su i tuoi ossa,
balla.

 

È per quello che al letto
si debe andaré accompagnato
e prendersi forte, forte
a quel che coraggioso  acompagna.

 

E dire , esattamente:
lo giuro per mio corpo
cio’è, che senza lei
io non ho  condimento.

 

Murga che ti voglio amore,
di viola e carmino chiaro
rovinando le aziende
e, anche, l’educazione.

 

Murga d’amore, murga gelosa
io ti amo pazzamente
e per quello mi intrattiene
vederti morire di dolore.

 

Quando il carnevale se ne va
se ne va con una canzone:
Sono il carnevale
il padrone e signore
di tutte le anime,
anche dell’ amore.

 

E tanto padrone sono
dil signore dell’amore
che una murga finale,
romperá suo cuore.

 

E non si romperá
nessun cuore
perchè non si tratta
di chidere perdono:
per aver mendicato
per essere ricco di più.
Che no, che no, signor,
che non si tratta
di chiedere perdono
per aver amato
come amano le ali
di un uccello morto.

 

Addio Carnevale
e ti lo dico io,
che non è poco dire:

 

Io sono la murga viola
e appaio nel finale
perche vengo a decretare
la morte dil Carnevale.

 

E non so di cosa ride
quel sciocco di la,
può darse perchè io sia
una murga volgare,
volendo decretare
la morte dil carnevale.

 

Io vengo, semplicemente,
a raccontare quello che succedè:
Il Carnevale già morì
e nessuno volle ammazzarlo.
Morì solo, di noia
quando la murga zittó.

 

Non fate nessun silenzio
che la murga necessita
che siemo tutti svegli
per arrivare alla fine.
Murga, che ti voglio murga,
murga gialla ti voglio,
io sono un intellettuale
¿E lei, intellettuale, cosa è?

 

Sono intellettuale e vengo
perche mi imparino ad amare
a ridere, senza vergogna sbadigliare
e poter leggere, ne anche mi farebbe male.

 

L’intellettuale
non imparò a volere,
l’intellettuale
non ha avuto vergogna,
l’intellettuale
non imparò a leggere
è per quello che si chiama
a se stesso, intellettuale.

 

Murga che ti voglio murga,
murga, che finale  ti voglio,
per lascir di ballare
devi avvicinarti più,
baciaro mio collo cetrino
e nel orecchio dirmi:
“La murga vivirá sempre
anche se muore il carnevale”.
 

Alla  prossima.

 

Indio Grigio
www.indiogris.com


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