Rivista settimanale su Internet INDIO GRIGIO

Nº 477 – giovedì 14 aprile - Anno 2011
FUSIONA - DIRIGE - ESCRIBE Y CORRESPONDE: MENASSA 2010


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Indio Gris


INDIO GRIGIO Nº 477
ANNO XI
 
 

NO VE LA ROSA, 1989

Miguel Oscar Menassa
Candidato al Premio Nobel di Letteratura 2010

 

 

La poesía ci accompagna, il resto è efímero, come le nostre, come l’ardente alito della notte, come il desiderio, piccole parole, aromi inestabili.  

Rimango pensando nelle sue parole: quando alla lettera se la cerca con intensittà appare negata, come gli sucede al modere, per quello è consiliabbile per qualsiesi poeta rifiutare  tutta tranquillità, tutta promessa di confort.

Oggi poeta deve poter diferenziare, esattamente, tra richeza che deve cercarsi, e tranquilità e confort, che sempre dovrà rifiutarsi.

È per quello della lontananza dell’amore che sono in queste sognatore cime senza borrasche.  Spegismi di niente.

Una ancogia aperta alla incertezza della identità sessuale. Lì è dove  gli Stati affermano suo potere, al dargli al soggetto, lì dove non cè niente, una identità nazionale.

Oggi gli ho visti, sono persone in cautiverio, per qualcosa piú poterosa che la famiglia, pero più sottile.

Ad un colpo lo Stato mi fa creyere che si esaurirà. Con quella promessa è che il cittadino passa a formare parte delle strutture di essere sommessi dello Stato. Si metta dove si metta e dica quello che dica.  

¿Chi sà se questo secolo verrà la libertà?  

Scure ave gia hanno divorato a piccole e bianche colombe. La próxima state trascinerà tutte le speranze.  

Quando stò senza speranze e ancora canto, è perche qualche cosa nuova stà succedendo nella mia scrittura.

Lasciami essere, adesso, precisamente, quando lui stá anzioso di nostro incontro e, purtroppo, mi lascio cadere moribbonda al fianco dil niente e lascio che il sole sia l’amo della mia scrittura.  

E nella mi apelle si stamperando quelle lettere ancora senza suono.  

 

Un taglio mi separa di me, pero non è una ferita.

Un buco mi tradisce, pero niente lo rimpiena.

E se scrivo versi come bocche afámate di libertà

E faccio l’amore come un verme crudele e addolorato,

non è precisamente che venga a dimostrare,

che il tempo non si spacca o che non avrò di morire.

Sono quella donna, essere spezzato que è il tempo,

e gia sto messa in qyeste pagine, morta.

Carni aperte, furiose esmeralde incarnate,

rubíede ansietà inchiodati nel petto

e nero e luce, mischiati nei occhi.

 

P.D.: Non siamo d’accordo con la guerra.

Alla próssima.

Indio Grigio
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