Rivista settimanale su Internet INDIO GRIGIO

Nº 441 - giovedì 22 aprile - Anno 2010
FUSIONA - DIRIGE - SCRIVE E CORRISPONDE: MENASSA 2010


NON SAPPIAMO PARLARE PERO LO FACCIAMO IN VARIE LINGUE 
SPAGNOLO... PORTOGHESE... ITALIANO... FRANCÉSE... INGLÉSE...TEDESCO...

INDIO GRIGIO È PRODOTTO
DI UNA FUSIÓNE

IL BRILLO DELLO GRIGIO
E
L’INDIO DEL JARAMA

LA FUSIÓNE CONPIÙ  FUTURO
DIL SECOLO XXI
 

Indio Gris


INDIO GRIGIO Nº 441
ANNO X

 

MIGUEL OSCAR MENASSA
Candidato al Premio Nobel dI Letteratura 2010

http://www.menassacandidatopremionobelliteratura2010.com/

 

Amo la giustizia, pero non credo che si possa essere giusto in un mondo dove la mancanza di mezzi apropriati e gravi errori nella distribuzione di beni e alimenti che, alcuni ce ne hanno di più, la grande maggioranza ha per il necessario e, ancora,ci sono alcuni che non hanno niente. 

La giustizia la essercitanno i più ricchi, i più poderosi, cio’è, la giustizia si esserce a favore di una minoranza,contro il resto Della opolazione mondiale.

Anche è vero che, in questo mondo, tutto si vende e tutto si compra, e per quello che, a volte, vediamo ad un intellettuale pulire il culo ad un poderoso. Tamb

 

MORMORAZIONI DEL POETA

 

Non sólo si vive di scrivere poesía.
Uno che altro sguardo al destino sempre fa bene.

 

Rendersi conto che la cultura resuscita su i morti
contrao quello che nasce e, anche, magari.
Sono nato promo di tempo,
quello che desidero mi lo daranno dentro di qualche secoli.
Sono un poeta senza padre e senza madre.
E non voglio ingressare in nessuna cultura,
perche fuori di me, la cultura,
ripete vecchi vizi, canzoni dimenticate, antiche.

Non sólo non gli passò il psicanalisi,
ne anche gli pasó la bomba atómica:
Fungo mutilatore,
mi deformo al compasso delle tue radiazioni
e, in quella mutazione,
si trasforma con me la Poesía.

Diformità per Ella, anche, la sublime.

Apro suo petto e in mezzo della sua biancura stúpida,
faccio scoppiare una canzone di sangue 
e di petróleo umidito per il pianto di mille generazioni
e non avrá forma che sopport cosi che grande grido.

¡Stati attenti le Accademie!

¡è arrivato il Poeta!

E questa volta, il poeta, non è un bimbo disolato
che, solitario e indefenso, cerca anime gemelli
e scrive poesíe perche se no...
Questa volta il poeta tiene, chiaramente, odio nel suo sguardo,
nel suo sguardo tiene esserciti, uomini, donne,
milioni di parole in qualsiesi direzione,
fuori di tutta enciclopedia.

Di notte,
tumultuose stelle come idee si frammentano per essere, 
i sentimenti rimangono, male,
tutto è grandeza.

Puma, Poeta della Notte,
decifro mio proprio epitafio:

morì perche morì,
era una alondra,
vestigi di una raza,
fu la petra e il vento.
Suonora voce,
arpegi dello umano tra i soli.

Sono non sono,
il triste fiore che si scioglie  di fronte al fuoco.
Frutto maturo, e purtroppo,
simente poterosa.
Muoio e mi riproduco e alla volta
danzo compassi cósmici,
-rumori, come di bronzo diventando a pezzi- 
profili dil tempo dove mio sapere, 
raggiunge la dimenzione della carne  :
ubre maligna, contagiata delle pegiore libertà
carne nella poesía
e in quella rafica senza  dimenzioni,
-primo vagido del uomo
contro sua propria ragione di ammazzare,
contro sua propria raggione di vivere,
grido guturale e deforme,
contro la propria gola della morte-
l’omo al suo aggio non si lascia misurare.

Senza Dio,
combinando tutte le parole,
senza incontrarlo.
Liberato a sua propria sorte,
a cavallo della poesía su i sensi,
cercando nuovi orizonti.

E nel incontro con la cosa nuova,
la pienitù è l’ordine di tutte le cose,
perche la cosa nuova, quando ha la presenza di essere,
calma la sete
e la fame
e i desideri
e non si detiene
quando si inombrano i visi più belli,
perche la belleza è suo movimento
e in quel devenire impazzito, prima di invecchiare,
lascia sua luce tra le ombre.

Quelli giorni si riposa, si mangia pane,
se beben naranjas heladas y se sueña.

La Poesía quei giorni può tutto.

Umbriacarsi di arange  gelate
fino che nostro corpo,
abia il colore dei frutti maturi
e le pietre parlino
e le gaviotte si affondino silenziosamente nel mare.

E quando la cosa nuova è inassibile, Poesía,
per aver tessuto suo essere tra tue maglie
e quando le ambizioni dello nuovo sono infinite 
per essere sorgente invisibile del tuo essere invisibile,
lascia, anche, quando sparisce,
-uomo e, alla volta, fellino della notte-
su tue vaporose pelle
-del suo passo deforme per la vita-
striscia  feroce,
indelebile disgarro multiforme nella tua belleza única, 
mostruosità,
cresciuta al amparo di tuoi seni nevati,
fuori dei dei tuoi límiti,
silvestre e smisurato origine del mio canto:
tua pelle,
strappata del suo luogo e,ancora,
bella.

 De "La patria del poeta", 1991

 

Alla prossima.

Indio Grigio
www.indiogris.com