Rivista settimanale su Internet INDIO GRIGIO

Nº 431 - GIOVEDÌ 28 GENNAIO - ANNO 2010
FUSIONA - DIRIGE - SCRIVE E CORRISPONDE: MENASSA 2010

 

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Indio Gris

INDIO GRIGIO Nº 431
ANNO X

 

MIGUEL OSCAR MENASSA
Candidato al Premio Nobel di Letteratura 2010

http://www.menassacandidatopremionobelliteratura2010.com/

 

De "La città si stanca", 1963

 

TUTTI I RACCONTI FINISCONO CON LA VITA
O CON LA MORTE

I

 

Il campo sieca i cuori giovani

E questi già non assimigliano alle garse

A agli animali tornando del lago

Bagnati e dispreocupati dil freddo del tramonto.

 

Tú eri libera e piccola nella provincia

Primo della città

solevi discorrere le porte

che ditenevano le pecore

per vederli correre

per le strade di terra.

Solevi aprofittare tuo giorno

Vedendo la crescita vertiginosa del trigo

 

Le mele dietro le case.

La città è  melancólica e familiare

pero nel campo del mio cuore

rídee salti tra le mura 

fino a scoppiare di allegria.

Morire nel sangue del mio cuore.

 

Ho camminato e violato nei dintorni di tua pele mia

                                                                         [gioventù

ditenendo e ditenendo

il filo di tua verginità.

Ho andato in fretta come i cavalli della tua infanzia

chee ti ecitavano e temevi

per arrivare un po prima

nello stesso momento  al límite della notte

per non aver creduto

nelle crescita dei fiori di tuo popolo.

 

Adesso torno mi viso e le frasi Della mia infanzia verso te

per convincerti della solitudine degli uomini

Posso agitare le bandiere delle discordie e la cordialità

Per vincere tuoi anni di padre e madre

Venuti di un paese straniero o della provincia.

 

Siamo stati insieme nella città

tanto vicino del mio mestiere come della malignità

tanto vicino del mio mestiere come del’amore

e purtroppo adesso

addio caro mío sono stanca

ti scopro

mi soffocano le stanze di tua casa

sotto delle case

e tú non sei il mistero ne l’alga nel’erba

che turba o può la solitudine.

Me affocano tuoi diálogui con il vento

E le conversazioni disafforate e violente.

 

 

TUTTI I RACCONTI FINISCONO  CON LA VITA
O CON LA MORTE

 

II

 

Il muschio cresceva nelle petre

Del orlo del fiume del tuo popolo  

E il Desiderio nel tuo cuore.

 

Tue gambe ti avvicinavano alla serieta

E nei pomeriggi di silenzio ed ecitazione al fiume.

Le prime acque ad arrivare alle petre

Anche arrivavano a tuoi musli nudi

Umidendo ed allegrando

tue maniere del ozio e la tenerezza.

 

Le pensioni della città non son oil fiume

Le donne dormono e si alzano soli

E raccontono o cantano sua solitudine alla notte

Ed alle tabbelle  lumminosi.

Amata, quí non ce fiume che allegri e uomidisca tua pelle

Quí nella solitudine e il tempo del inverno

il fumo e l’odore degli uomini

copre e graffia  le pelle delle bambine.

 

E tú mia amata cuasi mai troppo stupenda e aggile

coperta e disgarrata per me

nel inizio delle fragole e la state

non puoi capirlo.

Allora mio caro mi affoca tuo calore

il poderoso cielo di tuoi cammini interminabili

mi afoca il vagabondo

che ci appartenè di rabia e giúbilo nalla città

lo stesso che gime o trona quando quando rimane solo.

 

 

TUTTI I RACCONTI FINISCONO CON LA VITA O CON LA MORTE

 

III

 

Quando torni per il cammino della terra

no detendrai tua mano ne nessuna parola

mi ricorderai semplicemente steso e sperando

che il vento e la pioggia

bagnino o affreddano

ai, tuo quieto, tuo terco cuore.

 

Non tornerai fiorita

ne ostinatamente disordinati i vestiti

ne niente di allegria

nel tuo corpo di avere stato prima nella città  

e anche prima nella campagna.

 

Mia amata, in questa realtà pugni d’oro

saltano e pestano per che il fiume torni.

la solitudine non torna o non è la stessa.

 

Il Fiume non torna.

 

L’amore può rimanere dormuto tra le lensuala

o le scale dil porto

dove i ruffiani con y suoi amici e i pescatori

lentamente fischiano suo dolore

perche non viene nessuno.

 

Amata, quí non ce Fiume che umidisca e allegri tua pelle

Quí la solitudine.

 

 Alla prossima.

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