Rivista settimanale su Internet INDIO GRIGIO

ANNO 2009
Nº 428 - GIOVEDÌ 9 LUGLIO -
 
 

FUSIONA - DIRIGE - SCRIVE E CORRISPONDE: MENASSA 2009

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Indio Gris


INDIO GRIGIO Nº 428
ANNO X

 

Recitale poético musicale di primavera
Colegio Mayor Nuestra  Señora de África
il 13 maggio  di 2009

VI

Miguel Oscar Menassa e Indiani Grigi
 

COMPIRE 60 ANNI. COMPAGNO

 

Io anche fu camarata della vita

Nella frontiera amabile della amicizia

e nella frontiera scura della morte.

 

Fui buco fatto a pezzi, quieto fuoco,

carne che non serve per niente, ne l’amore,

parola aperta, piena, che non ha potuto fluire.

 

Fui quel pezzo di petra sanguinante

un tango che si balla sólo nel vivere

le vie dil tram nella curva mortale.

 

Un bacio nel marciapiedi dil treno perso,

stelle  fermate in lontano  cielo,

un amore che al morire non esistè mai.

 

Fui compagno della terra americana

seminando il porvenire della parola.

Poesía che nel futuro sará l’amore.

 

Compagno, tutti insieme attaccati

lottando per le lettere dil pane,

per la agonía in buone mani.

 

Lottando compagno, tutti insiemie

per un salario giusto, se lo avrebbe,

un amore recíproco che non cè.

 

Storie che cancellano la memoria,

lasciando il corpo senza ricordi,

il bacio senza suono dei sogni.

 

Sono di quí, compagno, quí mia vita.

Quí tutte mie piante, mie lattuche,

le cose della terra nei miei amori.

 

Compagno del acqua semino per te

frutta dil tamagno di alte illusioni:

tutti insieme vincendo alla  tristeza.

 

Mago di me attacco al collo del mondo

Il cinto di assenze del poema,

compagno del cielo piango la solitudine.

 

E anche dico avere per i matti,

i malati dell’anima, un compagno

Bestia del amore spezzata e sola.

 

E fui il gran compagno Della notte,

del uomo insomne che non dorme

e dil mondo vuole cambiare l’anima.

 

Compagno della sbelta donna acróbata

La che si dondola, senza stop nell’amore.

Cade e raggiunge il cenit e non dice parola.

 

Compago della donna che senza sguardo,

cammina senza rotta di un lato all’altro,

senza poter capire  perchè nessuno la ama.

 

Compagno del uomo lavoratore,

ferro per l’amore, debbole di futuro,

qualcuno che gia perdè quello che non fu.

 

Della donna lavoratrice e suo destino:

fare del pane una verità e del amore,

un sogno tessuto tra le ombre.

 

Fui compagno della scrittura e della pietra

La scrittura che arriva serena alla parola,

pietra perdurabile del sesso del’amore.

 

Compagno di me, fui deslumbrato,

come dislumbranno le stelle fugace

per uno dei miei versi che non scrivè.

 

Fui commpagno ozioso della morte,

la vigilava, la vigilava tutto il giorno,

pero nei sogni ella poteva di più.

 

 

 

Hasta la próxima.

Indio Gris
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