Rivista settimanale per Internet INDIO GRIGIO
Nº 407 - ANNO 2009 - GIOVEDI 12 FEBBRAIO

 

FUSIONA - DIRIGE - SCRIVE E CORRISPONDE: MENASSA 2009

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INDIO GRIGIO Nº 407

ANNO IX

 

PIANTI  DEL ESILIO, por Leopoldo de Luis

 

L’impresione che mi ha lasciato questo nuovo libro di Miguel Oscar Menassa è il concetto totalizatore del essere umano nel mondo.

La integrazione totale. La armonía telúrica. Siamo parte di un orbee la più poccola di nostre relazioni si corresponde con un battito generale. Girano al  unísono la vita e la natura. Che una materia única la quale forza aglutinante è l’amore. Non cè differenza tra la luce solare e quella che irradia un corpo bello. Il canto di un uccello è uguale al suono di un bacio. Vivere è amare.

"¿Chi non ama, se è nato?", scrivè altro poeta entusiasta e ancora modificatore del surrealismo: Vicente Aleixandre. La parola è una espressione creativa. Non è che viviamo al’ombra del paradíso, sino che participiamo nella sua creazione e, conseguentemente, nella sua rovina. Questo mi riafferma nella valorazione di trascendenza che possiede non sólo questo libro sino, in generale, la poesía di Menassa.

Quando il poeta vuole mettere nome alla figlia appena nata , il sole, la terra, tutto callabora nella recerca. La vita si detiene per raccogliere nel suo ritmo al nuovo essere. Pero non solo  il mondo in marcia, sino che una corrente ansestrale arriva dal fondo dei secoli a coinvongerlo. 

Il poeta canta cómo il gruppo famigliare si  si allontana della sua zona originaria e arriva a terre del essilio. Pero l’esilio non è un freddo strappamento della sua terra, sino un nuovo sucesso sentimentale. L’esilio è un pianto e un vuolo di ángeli e di figli. E il pianto è una donna, tanto come una donna è la poesía. L’amore lo può tutto e, di sicuro, comprende l’amore sessuale, elemento e motivo della natura stessa e della sua storia. Si dovrebbe pensare, d’avanti a  questa vissione totalizante della vita, in una sorte di panteismo ateista, pero sembra evidente che batte la interpretazione freudiana del fattore sessuale come predominante nella esistenza. Chizá l’ "impolso della destruzione" al di là del "principio del piacere". Nel  fondo, nella poesía di Miguel Oscar Menassa cè -al mio giudizio- una comprenssione naturista del essere umano e anche -perche è molto complessa- qualcosa esistenziale. Gia Sartre disse che l’uomo è un totto, no una collezione.

Pero adesso quello che ci interessa, lasciando apparte interpretazione più o meno  filosófiche, è il risultato poético di questo nuovo libro, in cui la tenerezza e la belleza si filtrano per il discorso poemático, con cautivante forza espressiva.

La originalità delle immagine che cè in   Menassa un puco surrealista,porta con se versi sorprendenti, como quando ci dice che la donna "non lascia di produrre uccelli in tutte le direzioni".

Libro è questo di poesía solidaria e vitalista, nel quale la cosa personale e intuitiva siproietta su lo colettivo e compartibile. È emozione lírica personale, pero, in  fondo, stanno l’amore, la vita, il battito  telúrico. E il pianto, perche il pianto ha in questi poemi una categoría di acqua salvatrice, di fiume fecondo, e se cè "lacrime come pietre cadute", anche "una piccola lacrima attraversa il porvenire". Poemi come "Mio pianto" o "Pianti del poeta" sono pezzi di  auscultazioni umana e di costruzione poética proprie di un gran poeta.

Mio lavore quí, oggi, è presentare d’avanti a voi questo libro. Nel qaule, il poeta si sente plurale, compagno e prigioniero. Plurale, perche si scioglie su quanto lo circonda. Compagno, perche si sente unito a quanto lo circonda Prigioniero, perche scrivere poesía coinvolge sempre una contradizione: si cerca libertà per la parola e la parola ci incatena.  Non si può dimenticare quelle asseverazioni di Hölderlin: che fare poesía è il lavoro umano più innocente e che la parola è il più pericoloso peligroso dei beni concessi al’uomo.

Il gran poema che chiude il libro di Menassa –uno dei più belli e ammirabili - dice che la parola ci da libertà. E più avanti agiunge che dire albero è fare tutta la realtà personale.  

La verità è che si tratta di una stroffa tanto preziosa che non mi resisto a trascriverla intera:

Dico albero e il verde fa parte della mia realtà.
Verdea il cuore delle donne anziane,
mette nel centro del cuore di mia amata
la smeralda perduta che brilla nel silenzio.

Abondando nel tema, ancora conclude: "Senza libertà, prigioniero della parola". Pur  troppo, nel sviluppo di  tan magnífico poema, ci rendemo conto di quanto liberatora è sua parola  poética.

Credo che si tratta di uno dei più  importanti libri poétici di Miguel Oscar Menassa, e mi allegra dirlo.

Anche si debe aggiungere  a tutto questo quello che presuppone il libro in se, il libro come oggetto impreso. Si tratta di una edizione bellamente risolta, alla quale si incorporando riproduzini nelle quali il poeta vuole accompagnare di se stesso come pittore che è. In realtà, questa curiosa collaborazione di doppio autore ci dimostra una volta in più che Miguel Oscar Menassa è un poeta con doppia capacità espressiva  e tanto quello che scrive come quello che dipinge e disegna apparetiene alla creazionen poética. Poemi e cuadri sono parte di un affare creatore unico. Quasi potremmo, remedando a Bécquer, dire a Menassa: "poesía sei tú". 

Alla prossima.

 

Indio Grigio

 


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