Rivista settimanale per Internet INDIO GRIGIO
Nº 397 - ANNO 2008 - GIOVEDI 4 DICEMBRE
FUSIONA
- DIRIGE - SCRIVE E CORRISPONDE: MENASSA
2008
NON
SAPPIAMO PARLARE MA LO FACCIAMO IN VARIE LINGUE
SPANOLO... PORTOGHESE... ITALIANO...
ed alcuni numeri, anche, FRANCÉSE, INGLÉSE, TEDESCO...

INDIO
GRIGIO È PRODOTTO
DI UNA FUSIÓNE
IL BRILLO DELLO GRIGIO
E
L’INDIO DEL JARAMA
LA
FUSIÓNE CON PIÙ FUTURO
DEL SIGLO XXI
Indio
Gris
INDIO GRIGIO Nº 397
ANNO IX
¿Io
accuso?
o
¿il mondo intero cammina passi indietro?
* * *
ODA ALLA CRÍTICA
PABLO NERUDA
Lo scrivè cinque versi:
uno verde,
l’altro era un pane rotondo,
il terzo una casa alzandosi,
il quarto era un anello,
il quinto verso era
corto come un lampo
e al scriverlo
mi lasció nella raggione sua bruciatura.
E bene, gli uomini,
le donne,
vennero e prenderono
il seme materia,
brizna, vento, fulgore, fango, legno
e con tanta poca cosa
construerono pareti, ppiastrelle, sogni.
In una línea di mia poesía
seccarono panni al vento.
Manggiarono
mie parole,
gli messero
insieme al capoletto,
viverono con un verso,
con la luce che sali del mio fianco.
Allora
arrivò un crítico muto
e altro pieno di lingue,
e altri, altri arrivarono
ciechi o pieni di occhi,
eleganti alcuni
come garofalo con scarpe rosse,
altri estrittamente
vestiti di cadavere,
alcuni partidari
dil re e sua elevata monarchía,
altri si avevano
messo nella fronte
di Marx e calciavano nella sua barba,
altri erano inglesi,
e tra tutti
si buttarono
con dento e coltelli,
con dizionari ed altre armi neri,
con frasi rispettabili,
se buttarono
a disputare mia povera poesía
alla semplice gente
che l’amavono:
e la fecero imbuti,
la rotolarono,
la sugettarono con cento spille,
la coprirono con polvere dello scheletro,
la riempirono di inchiostro,
la sputarono con soave
benignità di gatti,
la destinarono a involgere orologgi,
la protegerono e la condannarono,
gli avvicinarono petróleo,
le dedicarono umedi trattati,
la cicinarono con latte,
li raggiungerono piccole petrecini,
furono cancellandoli vocali,
furono ammazzandoli
sílabe e sospiri,
la struggerono efecero
un piccolo pacchetto
che destinarono cuidadosamente
a suoi divani, a suoi cimiteri,
dopo
si retirarono uno a uno
furiosi fino alla follia
perchè non fu bastante
popolare per loro
o impregnati di dolce disprezo
per mia ordinaria mancanza di tenebre
si retirarono
tutti
ed allora,
di nuovo,
insieme alla mia poesía
tornarono a vivere
donne e uomini,
di nuovo fecero fuoco,
costruerono case,
manggiarono pane,
si distribuerono la luce
e nel amore unerono
lampi ed anelli.
E adesso,
perdonatemi, signori,
che interrompa questo racconto
che vi stò contando
e me ne vada a vivere
per sempre
con la gente semplice.
* * *
IL CARNEVALE DEL
CINEMA
II
Mi chiamano il direttore
e ho venuto a domandare
a i crítici del cinema
per ché mi trattano tanto
male.
Mia madre mi aveva detto:
“stai attento, figlio
caro,
con i crítici del cinema
che non sanno manggiare
briosce
e falliscono al
trionfare.”
E quando io meravigliato:
“pero madre, cosa mi
dici”,
mi ha dato un bacio
carino
e mi idsse: “già
vedrai...”