Rivista settimanale per Internet INDIO GRIGIO
Nº 395 - ANNO 2008 - GIOVEDÎ 20 NOVEMBRE

 

FUSIONA - DIRIGE - SCRIVE E CORRISPONDE: MENASSA 2008

NON SAPPIAMO PARLARE MA LO FACCIAMO IN VARIE LINGUE
SPANOLO... PORTOGHESE... ITALIANO...
ed alcuni numeri, anche, FRANCÉSE, INGLÉSE, TEDESCO...

INDIO GRIGIO È PRODOTTO
DI UNA FUSIÓNE

IL BRILLO DELLO GRIGIO
E
L’INDIO DEL JARAMA

LA FUSIÓNE CON PIÙ FUTURO
DEL SIGLO XXI

Indio Gris


INDIO GRIGIO Nº 395

ANNO IX

 

 ¿Io accuso?
o
¿il mondo intero cammina passi indietro?

 

* * *

Risposte al’Indio Grigio Nº 393

* * *

I MALI CRÍTICI DI CINEMA DIVENTANO BUONI E RETTIFICANNO

 

MI ÚNICA FAMILIA di Miguel Oscar Menassa

Il buon cinema lo è per quello che fa risonare alla distanza, qualcosa che permette la metonimia. Nella pellicola Mi única familia ogni scena si presenta perche vale per altra cosa. La metonimia  è quella carenza di essere che parla del’essere carente per eccellenza. Non è qualcosa simbolica ne alegorica sino puro realismo.

Incuadrata come una finestra la proiezione ci permette affaciarsi ad una vita al di là degli abitudini tra umani. Uomini e donne attraversati per questioni umani.

Questa volta si tratta di un uomo ed una donna contenti perche ogn’uno ha scelto vivere con l’altro senza lasciare di essere uno. Un amore al di là del innamoramento.

Incomincia la pellicola e già ti chiede di incluyere la differenza, la differenza tra una donna che lavora ed una prostituta, la differenza tra quello che desidera l’uomo e quello che desidera una donna , tra il desiderio e l’amore, tra l’amore e l’innamoramento, tra infidelità e amare, tra amare ed essere amato.

Un entrare che ti fa entrare in altra dimensione dello umano ed un entrare che ti mette a pensare nello terzo necesario per che siano due. “E la poesía entró nelle nostre vite e primo di essere due già eravamo tre”.

¿È una pellícola diffícile o semplicemente impolsa il pensiero? Evidentemente fa pensare, pero sappiamo che “preferimo romperci la testa contro i muri, prima che vederla traslocata”. E ancora in più quando ti insegnano che non si pensa con la testa  sino con le parole. In questa pellícola si tratta di frasi, dove si mostra che sono le frasi quelli che producono gelosia, odio, amore, dolore, intelligenza, stupidagine, etc. Niente occorre nel essere umano che non stia toccato per le parole, e ancora in più , lui stesso, è prodotto effetto di sua posizione nel linguagio, linguagio inconsciente nella sua struttura e preconsciente nella sua funzione.

Lo spettacolo nel cinema, cosa che non occorre nel teatro, sempre e secondariodovuto alla immagine  di eternità che in struttura gli appartiene. Quello che veramente conmuove allo spettatore è quella condizione di eternizare che il cinema impone.

A partire di questa pellicola, un uomo ed una donna sono anche quello che si ha prodotto, quelle frasi che hanno costruito questi personaggi che sono rimasti eternizati.  

Il cinema è la più viva materializazione della ficscion come esénciale, no la ficscion come qualcosa di non credere sono la ficscion significante, quella che da struttura alla verità, perche la verita è un  semi-dere che sempre tiene struttura di ficscion.

Raggi danzanti che arrivano al cinema per manifestare tutti nostri sentimenti allo stato di ombre. Nel cinema la maschera è un’altra cosa che nel teatro, èlo irreale della proiezione.

In “Mi única familia” si mostra che “amare” è fonte di felicità, mentre che “essere amato” è fonte di sofferenza. Non è lo stesso tenere a chi amare, che tenere a qualcuno peri l quale essere amato, e ancora ci impara che rimane il lavoro di cancellare il tenere.   

Un pellícola, un più uno nella serie di pellicole che marcherà il cinema con sua impronta come tante altre pellícole.

A.B. ed  amici dil celluloide

 

* * *

MI ÚNICA FAMILIA

“Mi única familia” è il títolo di una pellícola che si strenó nel cinema Luchana di Madrid, il venerdì, 10 ottobre di 2008. Come era obbio ne la stampa ne la gente di cinema, anche se sono statu invitati, si hanno fatto presente.  ¿Può darsi che vuol dire che prima di studiare la cosa nuova egli già sanno di che si tratta? ¿Può darsi che non fosse una pellicola che sorggesse del intramato della “gente di cinema” e della “gente di stampa”, già che non cè industria dil cinema e non sembra che si faccia niente per che sucedi, e quello faceva che non fosse una pellicola  considerada della casa, e sí “straniera” ? ¿Per caso il razismo non sia tra le raze sino tra lo proprio e quello del’altro, il vostro e il nostro, etc quello che Freud chiama “narcisismo delle piccole differenze”? ¿Per cui lavora la stampa e la gente dil cinema? ¿lavoranno per alcuni o per il cinema¿Lavoranno per essere un mezo di comunicazione e peri l cinema o lavoranno per mantenersi “appoltronati” “aborghesati” “intronati” nelle sue veccie idee su “cosí deve essere”?

Una volta in più ci abbiamo rimaste senza sapere perchè una pellicola è divolgata per tutti i telegiornali e la stampa pubblica e privata, e per chè altre no. E non dipende come si dice del tamagno dei prosupposti di promozione, ne anche tutte le pellicole con lo stesso tamagno di prosuposto sono ricevuti della stessa maniera, alcùn desiderio ha intervenuto, alcùn agente di cinema o di stampa ha detto si o ha detto no, e gli altri lo hanno seguito.  Altre volte una pellicola di basso presuposto ralazionata con alcuna delle “trecce del potere” è ricevuta come si già avessi stata premiata.  

¿Si tratta di portare al mondo della famiglia o di portare la famiglia al mondo  ? Potremmo pensare che il mondo è qualcosa in più o qualcosa in meno che una famiglia pregiudiciosa e capriciosa, al di là dil far niente fuori dello riproduttivo, purtroppo, la mancanza di cultura fa che alcune critiche più che critiche siano improperi messi nel luogo meno adeguato e nel momento meno apropriato, credendo che se pensa come sua  “famiglia” (leggere famigliari o treccia dil potere)  stá nel mondo.

Lasciar crescere la cosa nuova senza compararlo con la cosa conosciuta è legge, per quello tutto quello che si opone a quello, può essere letto come invidia, come affanno di distruggere con lo sguardo, senza rendersi conto che quello che vede è un lavoro,  allo quale corrisponde prendersi un’altro lavoro per dar conto di quello.

Amelia Díez. Psicanalista (Madrid)

* * *

CONTRACRÍTICA

 

EL CARNAVAL DEL CINE

                     I

 

Cantando nel carnevale

vi voglio  dimostrare

che i crítici di cinema

fanno l’amore molto male.

 

Eiaculano precocemente,

quando del cinema si tratta,

perche non vogliono godere

sólo vogliono criticare.

 

Si affrettano ad opinare

e, dalla sua anima, escono

infantili fantasíe

che hanno con sua mamá.

 

Come non pagano biglietto,

al cinema vanno a dormire

y non guardano la pellícola

che ci tocca criticare.

 

Per fare le crítiche

si riúniscono n el bar

e, come non vederono la peli,

si mettono a chiacherer.

 

Quel direttore ce l’ha più grande

e tutte le donne gli amano di più  ,

faciamo papilla con il direttore

che, anche se lui sia un artista, il crítico sono io.

 

Cosí che a volare dil mondo del cinema,

direttore eunuco, tirano e vorace

circondato di puttane e di attori dobboli,

non vada a sucederé che possa trionfare.

 

E se per caso arrivasse a sucedere,

voglio chiedere scusa  al dire ed altro,

lavoro per manggiare e non sono un creatore

e ne anche un industriale, sólo crítico sono e non do più.

 

 Il Direttore

* * *

Alla prossima.

 

Indio Grigio


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