EDITRICE
LA PATRIA DEL POETA
V - VI - VII - IX
V
Quí stò nel incalcolabile spazio del orrore.
Sono, nella quinta luna di Saturno, l’occhio,
che guarda l’universo.
Sette mila anni di carne macerata mi diedero la vissióne.
Raggione e verità sono, per me,
affabile ternure del passato.
Occhio caústico e apassionato indico nueve strade:
vivere in un inquestionabile viavai
tra la terra l’universo,
essere una proteína carnívora e sanguinante
e, allo stesso tempo, un pezo di cielo.
Una parola nello spazio,
tra le infinite,
lensuola della morte.
VI
Mio padre è una carne aperta al sole,
mio padre è l’oriente.
Mio madre è la celeste e confortevole,
mácchina di occidente.
Nacque di due esseri agónici,
voglio dire, una combinazione impossibile.
Nacque feroce, atómico, silvestre.
Fui dal inizio un incalcolabile errore,
non ho avuto límiti ed esplose, anche,
contro mia vita.
E volando a pezzi,
sono quel che ingrandisce l’universo,
quel che toglie i límiti al essere
e volando, aérea luce,
astro degli incontri.
VII
Se la morte non essiste,
a la vida le opondremos la vida.
Apóstole del verbo,
nella mia gola nacquero dal primo incontro,
mil cuerdas oceánicas y cantoras.
Satélite dello umano,
rappresento lo impossibile.
IX
Canti di legni scuri e maligni.
Piccoli uccelli nelle mani di un autunno vile.
Tempo tra gli spazi,
sono nel essere per lo più fragile.
Sono un pezzo di carne viva ed eloquace,
tra la spazzatura,
uno scalone al mondo degli astri.
Dire vertente oceánica, è dire,
che non conozco mie larghezze.
Uccello senza dimensioni,
con mie ali,
sono quel che muove le stelle.
Viaggiate con me, operai della vita,
piccoli morti, di piccole parole,
sono il viavai di un universo inagotabile.
Quello che finisce tiene suoi piedi sulla terra,
volando, vi dico,
il mondo è infinito.
La
patria del poeta V - VI - VII - IX
POESÍA,
LETTERE D’AMORE, PSICANÁLISI,
¿EROTISMO O PORNOGRAFÍA?
QUALCOSA DI POLÍTICA O RACCOLTA DI SPAZZATURA
E LETTERA DEL DIRETTORE |
SI ALZA NELLA
NOTTE E VA
«La aflicción
mayor es la del porvenir traicionado
»
GASTON
BACHELARD
"Magari ci
avessino divorato le scimie
sotto l’scido alito di quelle stradette dil mercato,
nel albegiare umido e grigio."
"Magali ci avessino avelenato con quelle mandole
[tanto amare,
mentre brillava come mai il sole."
"Magali ti mangiassino il cuore i cani ancora,
ben lontano, amore mío,
i cani nella notte che ti appartó di me.”
¿Chi maldice in sottovoce?
¿Chi susurra come nodriza matta tra le alletare della
[ oscurità?
È qualcuno che si alza e incomincia a y camminare
[tra i morti;
qualcuno che freme uno strascio o che marcica un’ombra con uno
[scalofrío.
Il luogo è pieno di bartoli, di vermi e di polvere
[insistente per tutti li angoli.
Non non ce sito ne per una moneta da quí.
Pero ella torna dal rovescio i giorni, ripasssa i buchi delle
[notte
fino al vuoto del finale.
Una volta più ancora, una volta in più cerca tra vertí rottti la
[chiave del
errore,
tra conti vinte la cifra del fracasso,
tra attaccature sciolti il nudo del’addio.
iAh memoria, memoria,
quando appilavi sólo incantamenti di oggi per domani e
[dopo di
domani,
aveva le mani fervorosi e gli occhi di transparente
[miele!
Mamma, papá, non mi guardate adesso di lá, da allora,
come se mio destino staressi annunciato per la fulgurazione delle
[
stelle,
come se fosse l’angelo del futuro splendore.
Sí, sí, tutto stava tinto con il colore degli paraísi prome-
[ssi
ed io era come il sogno delle più assolute, la più incorrut-
[tibile delle
primavere.
Julieta
sospesa del canto del ucello fino il veleno,
ogni incontro nel filo del coltello e ogni cielo in attesa:
l’imposibile trionfo del’amore che sempre si tradisce.
Mamma, papá, raccoglierono i dati.
Non sarò ne anche come il punto luminoso di Keops per
[l’amante,
ne mia assensa sará tenebre senza rimedio per nessuno fino al
[giudizio
finale.
Pero cancellati gia, specchio infamatorio, specchio usurpatore,
¿per caso cè qualcuno più infelice che io in questo inalterabile,
[mutilato
universo?
"Ti appartengo", disse. "¿Tanto come gli occhi che non vedi,
come la voce che clama nel deserto?”, disse,
"Tanto come tú stessa. Tanto come il luogo del bene perso.
Pero questa è una storia per dopo dil mondo", disse.
¡Ah memoria, memoria,
ai le mani Freddy e lo sguardo scuro di quelli che tornano
[da
mai!
Portiamo, in tutto modo, quelle stanze abismali,
quelli perchi con pioggia e quel ponte dove sólo è state.
Non lasciamo cadere le lampade guardiane ne le carte tanto
[frágile:
mettiamo in questo stesso sale i baci, gli addio, i ritorni;
mettiamo di parte ogni pietra, ogni sole, ogni lácrima.
E cosí, passo per passo, anno tra anno, abbiamo forzato il tempo
reavvivando il passato bocca a bocca con il vino vertiginoso del
[porvenire
fino a vedere il presente posato quí o lá come un uccello cieco.
Fu un incesante e arduo traslato sutterráneo.
Adesso stiamo vicino del finale, di faccia contro il muro che non
[cede.
Hanno caduto città; hanno passato dinastíe di formiche.
Tutte queste scombri sono statu rimovuti, tritturati,
[confunfusi,
senza nessuna pietà, senza nessuna speranza.
¡Ah memoria, memoria,
ci abbiamo deslizato varie volte per i dintorni della
[eternità,
dove qualcuno ci starà aspettando qualche giorno , "per do-
[ppo dil mondo", come
disse!
Allora ella si alza tra rafiche fredde e turbi remolini
uguale che le mendiche distemplate delle immondizie,
e tropica e
scarba e maledice tua ombra ancora:
"¡Magali ti mangiassino il cuore ,
gia freddo,
i cani nella notte che ti allontanò di me".
SI
ALZA NELLA NOTTE E VA di Olga Orozco
nella voce di Miguel Oscar Menassa