Aplastado por el
hambre crecí profundo,
llegué a tocar, en el centro de la tierra,
en el borde, exacto, de la vida plena,
el fuego máximo, los calores extremos.
Fui expulsado
del centro mismo de la tierra,
por ambiciones de mineros y comerciantes.
Las aguas me llevaron hasta donde el océano,
se repliega, sobre sí mismo, para ser el amor.
En esa negra
profundidad turbulenta,
donde no había, una cúspide posible,
de la perfecta roca surgió mi cuerpo.
Pescadores y
gobernantes me expulsaron del mar.
Y, aún, fuego volcánico, tierra, agua desesperada,
vuelo, ahora, perfilándome viento, letra futura.
POESÍA,
LETTERE D’AMORE, PSICANÁLISI,
¿EROTISMO O PORNOGRAFÍA?
QUALCOSA DI POLÍTICA O RACCOLTA DI SPAZZATURA
E LETTERA DEL DIRETTORE
IO
PECCATORE
III
Amaba alle golondrine
perche imparai di essi a tornare nella estate.
Nella estate amaba nella sabbia
la traccia di tuoi piedi.
Odiare
odiava solamente l’odore dei morti.
Un pomeriggio ammazzarono mio
cugino per le spalle
"Mano di ferro" lo chiamavano
Michele, Michele, mio ben amato e dolce camarada.
Andavi a cavallo come il "Llanero
Solitario"
único ed elegante
nelle terribile guerre delle state
mi parlavi di tuo cuerpo
di tuo corpo nudo tra i cani
i cani abbaiavono sue panni, mi dicevi.
Nudo uno è un cane in più.
Lasciare la casa del nonno.
Scordarmi del patio e della ficara
non ricordare più il gusto della menta
fu un golpo forte della vita.
E venirono dopo silenziose donne
a violentare nel mio ricordoil nome tuo.
Venì dopo tua morte traditora.
Mi contarono tuo faccia amarrita di sorpresa
perche aspettare
-meno la morte-
avevamo aspettato insieme quasiesi cosa.
IO
PECCATORE
IV
La ficara era il luogo del’ombra.
Facevamo la vita
dicendoci che eravamo felici
metà del tempo seduti
al’ombra della ficara.
Tornai
quando arrivava nel cielo tua figura
un pomeriggio in Pompeya.
tu non meritavi altra cosa.
Mi sedé sotto la ficara
e ti chiamai in voce alta.
Dissero di me
-quando mi trascinai pezzo a pezzo
nel’epoca che fiorivano i malvones
e tu
solevi nasconderti vicino al’orizonte-
che la pazzia
aveva annidato nel mio cuore.
IO
PECCATORE
V
Rimanè con tutto il dolore
e tutta la allegría.
Sempre fu due dalla tua morte.
Pugilai contro la luna
e aveva nella cintura
tutti i movimenti.
Mi chiamavano il pulpo di Patricios.
Cresceva, cresceva
vertiginosamente
l’odio nel mio sguardo.
Fui rimanendo solo
chiuso nel tempo dei nostri giochi.
Fui giocatore.
Attaccai mia vita con catene
per non salire volando dietro di te.
Mi consiglia recuperare la storia
di mio padre
árabo taciturno
una parola ogni sei mesi
un gesto d’amore tutti i Natali.
Dopo, dopo fui médico di pazzi
perche quello che menava primo
menava due volte.
“UN’APPUNTAMENTO CON LA PAROLA”
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