31 Dicembre di 1976
LA MORTE DEL UOMO
È altra volta di
notte
e in generale
la casa dorme.
Una voce nella
radio
dice últime parole.
Mi trattengo con il fumo
y mi occorrono mille fantasíe
e nessuna ha a che vedere
con coricarmi
tranquillamente nel letto
e dormire.
Tra tante carte
finiró essendo uno scrittore
e fisso mio sguardo nella lontananza
e lascio che la storia dell’uomo
irrumpa
con la violenza di suo sino
mia notte.
Accendo sigarette
tanti
uno dietro l’altro come se fossino
scintillante bombe contro gli oppressori.
Da miliono di
anni
l’uomo vive in ginocchio.
Le bombe
scoppiano nel mio viso.
Primitive
presenze
popolanno mia notte di selvagi riti .
Cerimonie dove la
morte
sempre è una canzone
sublime e misteriosa.
Bestie indomabili
somiglianti al’uomo
per la torpeza
di suoi movimenti
danzano ne miei dintorni
iracundi
silvestri.
In un mal
spagnolo
mi dicono che suo capo
vuole ragionare con me.
Sentado nell mio
letto scrivendo
chiedo che smettino di suonare tamburi
che smetti la danza
che mi lascino scrivere questo poema.
L’uomo ha fame e
sete da millenni.
Siamo quel uomo
affamato e sedento poeta
cantte con noi:
Veniamo della Mesopotamia
e del Caribe
e cercando la perfezione abbiamo arrivato
fino hai mondi che si nascondono
al di sopra del cielo
e non abbiamo trovato niente.
Sempre ce un uomo
che ha fame.
Sempre ce un uomo che muore di sete.
Quì stesso poeta
nella tua casa
condividano l’opressore e l’opreso.
Seduto su mio
letto scrivendo
gli dico a i selvagi
chee gia è notte tardi
che per favore lascino di danzare
che necessito
affocarmi tra le parole
mia fame
mia única sete.
Lasciarono di
danzare
y el que se destacaba
per sua tremenda umanità
mi fulminó con suo sguardo.
¿Chi è più
crudele?
Poeta
¿Chi più selvagio?
Quel che muore lottando
per un pezzzo di pane
quel che non muore mai.
Chi producirá l’esterminio
poeta.
Mie armi o tuoi versi.
E adesso poeta
lascia la piuma
incomincia ad andare e pensa.
Seduto sul mio
letto
scrivendo
li dico al selvaggio
che non voglio andarmene della mia stanza
e che sempre capì che pensare
non era necessario e che desidero
è l’ultima volta che lo dico
seguire scrivendo questo poema.
Prima di
continuare mi fermo
nella intelligenza dil selvaggio:
parla bene e mentre parla
lascia scappare tra le parole
l’alito
per che tutto suoni vitale
doloroso.
Io sono l’uomo
grida la bestia incatenata
e tú poeta ¿sei l’uomo?
Scrivere per chi
dóve gli amci
e dove gli nemici.
Dimmi poeta
¿tuo canto
necessita del futuro
per essere?
Quel poema che scrivi
contro tutto
a chi li servirá.
Mostrami poeta un
verso
che mi dica in questo momento
¿cos’è l’uomo?
Seduto su mio
letto scrivendo
mi rendo conto
che la’intelligenza dil selvagio
tfinirá bruciandorminará quemando
tutte mie carte scritte
in quel fuoco
che furono costruendo
nei miei dintorni
sue parole.
Lascio di
scrivere
lo guardo fissamente nei occhi
e mormoro sue proprie parole
in un solo verso un uomo
in un solo verso un uomo
e mi decido a scrivere quel verso.
Sostengo con mio
sguardo
lo sguardo del selvagio
e con rapido movimento
prendo la metraglia
e sparo varie rafiche
sul corpo del selvagio
che gli occhi spaventati
per la sorpresa
cade
per morire e sparire.
Seduto sul mio
letto scrivo adesso
con la securità
di chi è arrivato alla cima:
Un poeta assasinó
su uomo
per scrivere questo poema
e quello
è un uomo.
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