Rivista settimanale per Internet Indio Grigio
Nº 277 ANNO 2005 GIOVE
15 DICEMBRE

 

UNE - DIRIGE - ESCREVE E CORRESPONDE: MENASSA 2005

NÃO SABEMOS FALAR, MAS O FAZEMOS EM VÁRIOS IDIOMAS
CASTELHANO, FRANCÊS, INGLÊS, ALEMÃO
ÁRABE, PORTUGUÊS, ITALIANO E CATALÃO

INDIO GRIGIO È  PRODOTTO
DI UNA FUSIÓNE
IL BRILLO DELLA COSA GRIGIA
E
L’INDIO DEL JARAMA
LA FUSIÓNE CON PIÙ FUTURO DEL SECOLO
XXI

Índio Gris


INDIO GRIGIO Nº 277

ANO VI

EDITRICE

 

Quella che di umanO
SOLO TIENE MIO SGUARDO

 

Fruti e opali nevati per mio bambino.

Madre tra i sogni apariva e spariva.
Sempre ricorderò quel profumo di mele.
Allegria e vento suoi capelli profumati.
Cavalla del oprobio attacco a tue anche mio destino.
Mi sommergo in tuo sesso misterioso per essere
lacqua del mondo.
Rotolo senza fine per le tue viscere .
Bevo di tuo sangue le smerald

e fugio in direzione al’Universo

Madre non detenermi
sono un bambino con gli ochi
fissi  nel cielo.
Ho nato per cavalcare
le più poderose femmine
del  secolo che agoniza.

Bacio tuo fronte
e im quel bacio intrego
tuo sesso luminoso e generatrice
alla preistoria del mio essere.

Aquisto con quel gesto mia libertà
e mi sommergo e volo a tutta macchina 
per che la poesia tocchi la ragione

Quello che di umano solo tiene mio sguardo

POESÍA, LETTERE D’AMORE, PSICANALISI,
¿EROTISMO O PORNOGRAFÍA?
QUALCOSA DI POLÍTICA O RACCOLTA DI SPAZZATURA
E LETTERA DEL DIRETTORE

 

LIMITE UNO: L’AMORE

Ricordo
tuo ventre di pantera 
distrutto.
Mie denti.
Tue garfi

fatti cenere nel mio viso. 
Tua ferocità perfetta farma 
nella mia belleza perfetta.

Ricordo l’acudo violíno
tra tue gambe
sesso disperato
intentando
i suoni  del cielo
tensando infinitamente
fino a non facerla più
tuo corpo nello spazio
per ragiungere
i bordi di mia voce.

Io cantava
come se foie naturale
nel uomo cantare.

Registrare lo sublime
e tua musica
alta come le cime
che nasce
al di sopra delle cime
neve dolorosa ed eterna
tua música
si fermava per cadere
sinfonía finale
squartizata bruscamente 
inghiottita per il tremore
scuro di mio canto.

Io toccava il tamburo
e la faceva diventare matta.
Quando diventava matta
e non gli importava
gia la música
si profumava per me
e ragionavamo
dello diffícile che è cantare.

Bevevamo alcool
bevevamo alcohol e fumavamo
lentamente nuestras miserias.

Lei mi diceva e io gli diceva:

Voglio innundare
con  mia follia l’universo.

E al di là ¿cosa farai?
dopo  del’universo.

Lei rimaneva in silenzio
e io gli diceva:

Questa mattina ti fece male giocare
a vedere chi arribaba più alto
con suo canto.
Li accarezzo la fronte e gli dico
non arrivai a vincerti
lasciasti di giocare allo  sublime 
impaurita per il tremore
di quelli tamburi della  selva, 
suonando in pieno cielo.

Lei faceva un gesto
e io rimaneva  in silenzio.

Il vento  toccava
levemente  nostri cappelii
e nessuno dei due
conosceva l’avenire.

Quando non sapevamo cosa fare
fumavamo
ed era divertito quando fumavamo
vedere come il fumo
formaba nei suoi dintorni,
fine collonne di cristallo
varas finíssime
de mimbro e di marfillo
per che suo corpo
avesse quella presenza
illuminata e cantarina
e a volte era lontananza.

Lei mi diceva e io fumava,
per che non mancassi il fumo
nella costruzzione di sua grandeza.

Quando fumamo
diventi  una idiota,
non fai altra cosa che guardarmi
e mi vergogno
e desidero ascoltare
il scoppiare del mio desidero
e ti vedo lì
tanto in silenzio nei tuoi occhi
e sono intrappolata
per il leve mormorio di tuoi versi 
come quando giocavamo questa mattina 
allo sublime e non  posso credere.

Dimmi ¿chì sei?
la calma del mimbre
o la belleza del marfil. 
Orangutano senza voce
o cristallino
canto indimenticabile.
E si prende la testa
con  le due mani
e si sommerge in me
come nel mare
gridando
almeja delirante
non posso più.

Si torceva nel mio ventre, 
cercando pesce compagno
divinidad maríttima
che gli mostrassi
i segreti del mare.

Si alimentava con mio seme
e a volte
alzava la testa per dire: 
Tutto e bello. Grazie.

Io
stava uscendo del mio sopor
come poteva.
lei
coricata piccola
grandiosa nel mio ventre.
Su belleza perfecta
detenuta
nella mia ferocità perfetta.

Io li diceva
mentre lei  agonizaba:
Adesso che stà morta
voglio che balli come ballano
i pesci nel mare
le notte che la cosa poético 
invade sue viscere.

Adesso che è morta
voglio che balli per me
una danza d’amore
e niente di voli notturni
oggi
rimaneremo
a dormire in casa.

La  scotolo
per che APRA suoi occhi
la alzo nei miei braccia
e la tiro contro il tetto
della stanza
e lei
cade varie volte
pesantemente per terra.
Se finì il gioco
mi dico
lei stá morta.

E incomincio a cercare
con mia bocca nel suo corpo,
il diamante perso.
e suoi movimenti
tornano ad essere come di camelie 
e di fronte a mia sorpresa  ulula
e in quel ululare
tocca i confini del cielo
e questa volta lo so’
non avvrá poema
che contenga  quel grido.

Quando tornava,
spettinata e distrutta
mi diceva:
Sei uno sciocco
mi vedevi volare e ne anche
intentavi raggiungermi.
Così qualsiesi vuola alto.

Quando volava,
ti vedeva sul letto aspettandomi
ed ogni volta più alto
diventava più matta.
Inmensità  vicino del cielo
in quella solitudine più che godere,
l’espanto si agrupaba nei miei occhi
e atterrizai rápidamente
e adesso ti prometto
volare sempre  con te
e in quel  gesto
una volta in più
moríva.

Límite uno: L’amore

 

Indio Grigio

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