EDITRICE
Quella che di umanO
SOLO TIENE MIO SGUARDO
Fruti e opali nevati per mio bambino.
Madre tra i sogni apariva e spariva.
Sempre ricorderò quel profumo di mele.
Allegria e vento suoi capelli profumati.
Cavalla del oprobio attacco a tue anche mio destino.
Mi sommergo in tuo sesso misterioso per essere
lacqua del mondo.
Rotolo senza fine per le tue viscere .
Bevo di tuo sangue le smerald
e fugio in direzione al’Universo
Madre non detenermi
sono un bambino con gli ochi
fissi nel cielo.
Ho nato per cavalcare
le più poderose femmine
del secolo che agoniza.
Bacio tuo fronte
e im quel bacio intrego
tuo sesso luminoso e generatrice
alla preistoria del mio essere.
Aquisto con quel gesto mia libertà
e mi sommergo e volo a tutta macchina
per che la poesia tocchi la ragione
Quello
che di umano solo tiene mio sguardo
POESÍA, LETTERE D’AMORE, PSICANALISI,
¿EROTISMO O PORNOGRAFÍA?
QUALCOSA DI POLÍTICA O RACCOLTA DI SPAZZATURA
E LETTERA DEL DIRETTORE |
LIMITE UNO: L’AMORE
Ricordo
tuo ventre di pantera
distrutto.
Mie denti.
Tue garfi
fatti cenere nel mio viso.
Tua ferocità perfetta farma
nella mia belleza perfetta.
Ricordo l’acudo violíno
tra tue gambe
sesso disperato
intentando
i suoni del cielo
tensando infinitamente
fino a non facerla più
tuo corpo nello spazio
per ragiungere
i bordi di mia voce.
Io cantava
come se foie naturale
nel uomo cantare.
Registrare lo sublime
e tua musica
alta come le cime
che nasce
al di sopra delle cime
neve dolorosa ed eterna
tua música
si fermava per cadere
sinfonía finale
squartizata bruscamente
inghiottita per il tremore
scuro di mio canto.
Io toccava il tamburo
e la faceva diventare matta.
Quando diventava matta
e non gli importava
gia la música
si profumava per me
e ragionavamo
dello diffícile che è cantare.
Bevevamo alcool
bevevamo alcohol e fumavamo
lentamente nuestras miserias.
Lei mi diceva e io gli diceva:
Voglio innundare
con mia follia l’universo.
E al di là ¿cosa farai?
dopo del’universo.
Lei rimaneva in silenzio
e io gli diceva:
Questa mattina ti fece male giocare
a vedere chi arribaba più alto
con suo canto.
Li accarezzo la fronte e gli dico
non arrivai a vincerti
lasciasti di giocare allo sublime
impaurita per il tremore
di quelli tamburi della selva,
suonando in pieno cielo.
Lei faceva un gesto
e io rimaneva in silenzio.
Il vento toccava
levemente nostri cappelii
e nessuno dei due
conosceva l’avenire.
Quando non sapevamo cosa fare
fumavamo
ed era divertito quando fumavamo
vedere come il fumo
formaba nei suoi dintorni,
fine collonne di cristallo
varas finíssime
de mimbro e di marfillo
per che suo corpo
avesse quella presenza
illuminata e cantarina
e a volte era lontananza.
Lei mi diceva e io fumava,
per che non mancassi il fumo
nella costruzzione di sua grandeza.
Quando fumamo
diventi una idiota,
non fai altra cosa che guardarmi
e mi vergogno
e desidero ascoltare
il scoppiare del mio desidero
e ti vedo lì
tanto in silenzio nei tuoi occhi
e sono intrappolata
per il leve mormorio di tuoi versi
come quando giocavamo questa mattina
allo sublime e non posso credere.
Dimmi ¿chì sei?
la calma del mimbre
o la belleza del marfil.
Orangutano senza voce
o cristallino
canto indimenticabile.
E si prende la testa
con le due mani
e si sommerge in me
come nel mare
gridando
almeja delirante
non posso più.
Si torceva nel mio ventre,
cercando pesce compagno
divinidad maríttima
che gli mostrassi
i segreti del mare.
Si alimentava con mio seme
e a volte
alzava la testa per dire:
Tutto e bello. Grazie.
Io
stava uscendo del mio sopor
come poteva.
lei
coricata piccola
grandiosa nel mio ventre.
Su belleza perfecta
detenuta
nella mia ferocità perfetta.
Io li diceva
mentre lei agonizaba:
Adesso che stà morta
voglio che balli come ballano
i pesci nel mare
le notte che la cosa poético
invade sue viscere.
Adesso che è morta
voglio che balli per me
una danza d’amore
e niente di voli notturni
oggi
rimaneremo
a dormire in casa.
La scotolo
per che APRA suoi occhi
la alzo nei miei braccia
e la tiro contro il tetto
della stanza
e lei
cade varie volte
pesantemente per terra.
Se finì il gioco
mi dico
lei stá morta.
E incomincio a cercare
con mia bocca nel suo corpo,
il diamante perso.
e suoi movimenti
tornano ad essere come di camelie
e di fronte a mia sorpresa ulula
e in quel ululare
tocca i confini del cielo
e questa volta lo so’
non avvrá poema
che contenga quel grido.
Quando tornava,
spettinata e distrutta
mi diceva:
Sei uno sciocco
mi vedevi volare e ne anche
intentavi raggiungermi.
Così qualsiesi vuola alto.
Quando volava,
ti vedeva sul letto aspettandomi
ed ogni volta più alto
diventava più matta.
Inmensità vicino del cielo
in quella solitudine più che godere,
l’espanto si agrupaba nei miei occhi
e atterrizai rápidamente
e adesso ti prometto
volare sempre con te
e in quel gesto
una volta in più
moríva.
Límite
uno: L’amore
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