Rivista settimanale per Internet Indio Grigio
Nº 276 ANNO 2005 GIOVE
8 DICEMBRE

 

UNE - DIRIGE - ESCREVE E CORRESPONDE: MENASSA 2005

NÃO SABEMOS FALAR, MAS O FAZEMOS EM VÁRIOS IDIOMAS
CASTELHANO, FRANCÊS, INGLÊS, ALEMÃO
ÁRABE, PORTUGUÊS, ITALIANO E CATALÃO

INDIO GRIGIO È  PRODOTTO
DI UNA FUSIÓNE
IL BRILLO DELLA COSA GRIGIA
E
L’INDIO DEL JARAMA
LA FUSIÓNE CON PIÙ FUTURO DEL SECOLO
XXI

Índio Gris


INDIO GRIGIO Nº 276

ANO VI

EDITRICE

 

SENZA CERCARE SENSI

Senza cercare sensi
senza cercare sensi
a volte
non si può vivere.

Buitre abituati
ala carrogna
volo senza olfato
perdendo la rotta.

Lumínico ventre
giochi
come vertente di  subbito
contro gli occhi feriti,
svariati.

La solitudine
mi tende sue reti di brocato.

Mi ripeto
un  uomo solo  non è un uomo
un uomo solo non è un uomo
e apro la bocca  affamata
senza saper¿perché?
mi tocca questo cammino.

Sognatore

abituato a vivere
ostinatamente la poesía
amo in generale i silenzi,
gli abrutti
i silenzi.

Capisco in catastrofe
nasco
tra quello che si distrugge.

Pietre
antílope caduti,
tigri
come fiamme di seta.
Fiamme
pietre
ed entre la spazzatura
sempre incontro un fiore.
Una semplice delicateza
per l’anima.

Volando tra galaxie
di nuovi pensieri
mia vita
si  chiamó di mali passi.

Normale. Normale
quello non potè mai.

Sono una promessa
e il dente
posteriore del niente.
la poderosa serpente
che li da vita a Dio.

Veeeno y fede.
Veleno ede fe
e zúccheri
e odori
di zuccheri bruciate
y coralli
e negreze
e tempo di pace.

Gli uomini vanno e vengono
ricordano e dimenticanno.

Pani e recordi
mi ripeto ad ogni istante
pani e recordi
evemmo tutto.

Quando partí della mia città
lo sapeva tutto e lo dimenticai
lo sapeva tutto e lo scordai.

Viaggio senza rotta perche scordai
il destino del uomo.

Tanta morte e tanta  pazzia.

Tanta solitudine.
Meglio viagiare senza rotta
meglio fermarsi
dove nessuno si ferma
cielo cè
in tutta direzzione.

Fu un cane, lo so’,
cercando nella spazzatura
un pezzo di carne
e purtroppo
straniero e felice
voglio per me
quello che mi corrisponda.

Orgoglioso  di miei difetti
sono un pavo reale
sorpreso per suoi colori.

Fino ha quì
amante
degli virtù degli altri
rimanè sensibile alla nausea.

Picoteo tutto
cercando il zapore desiderato
e il zapore desiderato
stá in me.
Normale. Normale
quello non potè mai.

Incontro
le prime  sabbie
 a forza di coragio
non fugio del mare
lo abbandono.
Incendio il mare.
Apro cammini
nei pantani.

Cerco
tra le fiere
un destino.
Meglio non aver niente.
meglio
andare per la vita
come se il mondo
ci appartenessi.
marcicare quì e là
restare sempre
nello stesso sito
e volare.

Senza cercare sensi

POESÍA, LETTERE D’AMORE, PSICANALISI,
¿EROTISMO O PORNOGRAFÍA?
QUALCOSA DI POLÍTICA O RACCOLTA DI SPAZZATURA
E LETTERA DEL DIRETTORE

 

LÍMITE ALTRO: LA PAZZIA

Oggi come mai
amé mio corpo in solitudine.

Oggi como ieri
fui l’amante infernale.

Oggi non arrivai molto lontano.

camminai tutto il giorno
facendo giri
dentro della mia camera da letto.
Mio padre
cantava in arabo
in voce alta
bella.

Praticai alcuni passi.
Moveva con tenerezza mie mani
per avanti del mio viso.
Mie movimenti
erano sensuali e legeri.

Strappai della ficara
le piccole breve marine
e mi stendè al sole.
Lasciai che il deserto
invadesse mia stanza.

Io era il cammello azzurro che galoppava
senza acqua e senza amore per il deserto.

Arena fugace e segueva galoppando,
il tempo
si incorvaba  su mie spalle
e dopo
un passo di ballo
quel movimento
come una ceremonia
e lasciava cadere
un gioiello a tuoi piedi
signora pazzia
e tu prigioniera
envilecida  nel mio sguardo
ti trascinavi
tra le catene
mie lacrime,
aciaio e petra
e non potevi
salire di  questo poema.

Mi trascianai
con te a tuo compasso.

Dopo  lottando
ci cademmo
per la finestra aperta
verso i cieli
e scoppiammo
come scoppiano
i grandi uomini
le grade donne
contro la terra.

E ci baciammo e ridemmo,
di nostra torpeza per volare.

Insieme
portati per la mania
di accompagnarci
chiedemmo  limosina:
ali
per questi poveri
ucelli senza ali.

E ci sono nati figli
come naquano
le grande rchestre della notte.
E sorgerono delle mie mani poemi
come cataratte di silenzio
e noi
seguíamo praticando
nella nostra stanza
il volo degli ucelli.

Riuscimmo vuolo atómico,
tuoi occhi
nella inmensità marina
vagina motora
volando con te infinita
colpo d’amore  contro la vita.

ISTANTE istante
e perforavi le pareti e fuggivi,
sempre verso  il porvenire

Prima di partire
lasciavi un fiore
sguardo di terrore
inchiodato nel mio sguardo.

Avvrá catástrofe questa notte
ed ogni volta
volavi più alto ancora.

In quel volo
al di là del cielo
modificavi la rotta
degli astri celesti
e la rotta
degli oscuri astri neri.

Istante
            amato
                       istante
la fine del mondo sará nostro.

Perle como alcántara
come tonnele di passione,
contro gli occhi
del grande timonel degli  spazi.
Brillanti perle dis marfil
chiudendo il paso
della marcia del uomo
verso la morte.

Límite altro: La poesía

 

Indio Grigio

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