Lei mi vuole per se’,
ma sempre dice no.
Dopo, quando si dorrme
stanca di lottare,
sogna che il mondo
si detiene a suo fianco
e lei apre sue gambe,
apre sue gambe
e già vorrebbe essere,
talmente, del mondo
e già vorrebbe
che il mondo si facia carne
e il mondo, inombrato,
sogno o prigione, sparisce
e quel pozzo senza luce,
quel vuoto è,
giustamente,
lo che la donna ama.
POESÍA, LETTERE D’AMORE, PSICANALISI,
¿EROTISMO O PORNOGRAFÍA?
QUALCOSA DI POLÍTICA O RACCOLTA DI SPAZZATURA
E LETTERA DEL DIRETTORE
L’UOMO E IO
31
Io sono
il professore di matematica
che non sa’sommare,
la luce lacerante di un raggio,
vinto, senza tormenta,
il porvenire senza uomo,
l’amore senza donna,
il cielo talmente azzurro
e senza stelle, spento.
Sono, allo
stesso tempo,
quello che rimane
e quel niente che è di più.
La risa del vigliaccho
e un corpo abandonato.
Lo stesso vigliaccho piangendo,
disperatamente,
al rendersi conto
che il corpo abandonato
è sua madre.
E la donna
che piange tutto il tempo,
perche vuole benedire
la terra con suo pianto
e vuole benedire
tutte le carte
scritti con suo pianto.
E piange senza fermarsi,
neve o memoria,
e tanto supervo il pianto
che arriva al orgasmo.
Pianto stonato, allora,
lacrime saltando con fervore,
muscoli duri
cercadello scoppio,
sangue marcando il compasso
a velocità supersónica.
Carne e spazzatura,
símbolo e cielo
scoppiando al unísono,
ma senza che nessuno
possa constatarlo.
Ne lei stessa
è capace di dire:
lacrima o
sogno,
pompa o realtà,
perfetto manantiale
che fluisce permanente
o goteo interminabile
di un grifo imperfetto
che, senza sapere
niente dell’acqua, la ritiene.
Come mi sucede
a me con la donna,
a volte,
senza sapere niente di lei
voglio che sia mía,
senza conoscere
i segreti di sua pelle,
voglio che il godere
nasca in lei
facendo
l’al di là di accarezarla
e Lei,
quella che nessuno potè conoscere,
ni anche
trattandosi del vento o Dio,
decide che il cantore
ha di tenere sua presa
e Lei stessa si offre
come lepre innotizata
e intrega sua testa
per che si la taglie
e in quel gesto
Lei è San Giovanni Battista
ed io sono la puttanella
che balla e assasssina.
Albegiamo
tutte due
stese nel’aria,
nei ricordi della festa,
facendo conto
che tutto fu sognato
salimmo scese
in direzioni differenti.
Io mi lascio portare
per il suono del sole
e volando mi infiammo
e mi facio fiamma.
Lei si lascia portare
per l’attrazione della terra
e conoce alla fine
il centro stesso di suo corpo.
Domani
avrà nel’ Universo
una piccola fiamma
con mio nome,
persa per sempre
tra altre fiamme
e un centro
con nome di donna,
nel propio centro della terra
che non potrà
perdersi ne incontrarsi
perche chiama e parola
sono parole
pero suo corpo
sempre è qualcosa in più,
per quello tanto sconosciuto,
tanto impossibile di dire,
tanto suo, tanto del mondo,
tanto di nessuno.