VENIMO DELLE OMBRE
Venimo delle ombre,
fummo,
annunziati in un poema.
Una parola
intreciata al essere.
Aceto e maleza,
onde
e nuove preocupazioni.
Parole
destinate
al più profondo del uomo.
Exquisito
néctar dimenticato.
Antica mutazione
dove l’uomo,
aperta sete,
fame disperata,
incantato,
per un pezzo di pane,
perde sue ali.
Perde,
per un bocale di acqua avelenata,
la nobileza del vuolo.
Ci sono dinne
in me
che amano la vita
e donne ancora
non hanno incominciato ad amare
ed altre che se ne furono
e altre che venirono
e altre che volarono fino ad arrivare
al alma che non ho
e piantarono quello che non avevano
in dove niente aveva
e costruerono
un amore vero,
pero invisibile.
Nessuno vedeva niente,
nessuno tocaba niente
ma tutti ascoltavamo
il tuono del orrore
del vero amore
sparendo.