Sanguinante e taciturno,
dopo di mille fallimenti
–quasi senza speranze
di incontrarti-
mi sommerse per andare
volando dietro di te,
in pesanti cieli,
infinita selva della pazzia.
Non stai, pero ti annunciano
verdi disperati.
Non stai, pero nella selva,
tutto mi parla di te.
Ullulati dei cranei
non sopportando il vento,
l’uragano di versi,
la tempesta del’amore.
Piccoli cuori trascinati
per forti correntate,
piccoli cuori buttati
lontani del cuore.
Non stai, pero ti nombra,
il mormorio degli uccelli.
POESÍA, LETTERE D’AMORE, PSICANALISI,
¿EROTISMO O PORNOGRAFÍA?
QUALCOSA DI POLÍTICA O RACCOLTA DI SPAZZATURA
E LETTERA DEL DIRETTORE
LA DONNA E IO
32
Eravamo acorralati pero liberi.
Vivevamo soli, pero vivevamo del’amore
e ci rampicavamo tra le pietre
pero sempre eravamo nel aria
Cercavamo la luna in pieno giorno
e il sole a mezzanotte, cercavamo
la carità nei club
e, chiaro, mai trovavamo niente
pero godevamo come niente.
Una notte, eufórico, gli disse:
Se non vuoi naufragare, piccola,
allontanati di me perche al mio fianco
starai sempre attacata, incatenata al godere
perche io sono quel che gode con il godere degli altri.
Stare al mio ianco è chiudersi per sempre
in quel tempo dove la donna può
arrasare il passato, desterrarr i ricordi
e incominciare la nuova istoria del amore.
Lei, correndo tutto il giorno per la strada
cercando quelche lavoro, un falso amore
e io, piantando legumi e lattuche
nel patio di nostro apartamento céntrico,
la spero, faccio come che la spero e scrivo,
la spero, faccio come che la spero e pinto,
la spero, faccio come che la spero e ritocco
alcune fotografie del passato lontano o vicino,
per che tutto mio passato, anche il giorno di ieri,
ragiunga la belleza della luce, del colore, della poesía,
di quel porvenire radiante che ancora non ho visuto
pero che posso sentire quando lo scrivo,
quando con alcún colore disperato
macchio, per sempre, la pureza del nero.
Mi piacerebbe lasciare di giocare oggi
per seguire giocando sempre.
A volte, tutta la vita è quello,gli disse.
Mi piacerebbe dimagrire
per poter continuare mangiando
o lavorare di notte per sognare
o umbriacarmi tutto il giorno
per guardare mio sesso e vederlo doppio
e a lei, questa volta, non la bacierebbe,
la trascinarebbe dei capelli
tal quale un uomo primitivo
verso le rive di un poema
e la butterebbe a quel vuoto di luce,
a quel abiso insondabile
dove la parola
tiene della magia
tutto il potere.
Non eravamo, esattamente, un uomo e una donna.
Io di lei lo sapeva tutto.
Lei di me non sapeva niente.
Quando io gli parlava in voce alta
di mia propria intelligenza o di mio amore,
lei non capiva niente pero mi amaba.
Un giorno glielo dissi con coragio:
¿Cosa puoi amera di me,se niente conosci?
Quello, mi disse lei, di te amo il mistero,
quello che preferisco non conoscere
cosi che la fantasia di miei sogni
sia la relata dil nostro amore.
Con cuei pensieri, a volte,
la atropello conduiendo un camion
dintorno alla tavola della sala
e lei non si rende conto di niente.
Insieme, dice, terremoti
e lí, in mezo del mondo cadendosi,
i due soli, abraciati uno al’altro,
resistimo la inclemenzia dil tempo.
A me mi passa che, come la conosco tanto,
mi vergogno dominarla con mio sapere
pero devo confessare che mi diverte
vederla saltare di allegría o piangere profondamente
quando gli dico così o di quella altra maniera
che, direttamente, la impacisce.
lei chiude gli occhi e mi ascolta
e quello è nostro amore, nostro potere.