POESÍA, LETTERE D’AMORE, PSICANALISI,
¿EROTISMO O PORNOGRAFÍA?
QUALCOSA DI POLÍTICA O RACCOLTA DI SPAZZATURA
E LETTERA DEL DIRETTORE
LA DONNA E IO
30
Quando lei mi dice quasi
piangendo
che nostro piccolo amore è,
può darsi, una cosa mala,
in relata vuol dire:
Mio amore non è tanto piccolo,
è lo sufiicentemente grande
per essere scoperto per un bimbo
e rendersi conto che è malo,
al meno, per me.
Devo acettare, gli dico,
che sono un creatore,
essercito il potree della incertezza.
A volte, purtroppo, mi fermo,
ci sono frasi che non posso scrivere,
è come se boléese stare morto.
Dopo penso quello che diranno
della mia sessualita dopo che muoio
e se me ne va la voglia di morire.
E lei vuole succhiare e partire
e io voglio che lei succhi
e si guardi succhiando.
Farmi godere, già che è lì
tutto quello che io voglia o necessiti,
pero al mínimo godere di suo corpo,
al mínimo godere di sua anima,
conclude il movimento, rompe la cítara
e torna con tutta tranquillità a sua tomba.
Al altro giorno resuscita per chiedere perdono.
Non era necessario che io guidara suoi mani,
le solecita, guiadata per il desiderio
di affocarsi con mio seme,
lo faceva quasi tutto.
Io godevaa
pero la perfezzione nei movimenti
e la velocità essagerata a produrli
mi facevano dubitare dil resultato.
Amo e dimentico, gli disse con orgoglio,
quando torna l’amore sempre sei un’altra,
con tanta novita mai mi annoio.
¿Cóme chiamare malo, gli domando affettuoso,
qualcosa che ci da vita e, nel mio caso, ringiovenisce?
Può darsi che al godere qualcosa si muore,
qualcosa si scopre di una morte lontana
que viene del futuro e che già occorrè
ed è per quel contrasenso, amata,
che qualcosa gode quando ci incontriamo
e qualcosa gode al partire.
Bene, stá bene, disse lei,
non ho capito molto ma sembra
che hai voglia di baciarmi,
puoi farlo, disse semplice,
ma dopo non dire che sono una isterica
perche prima ti bacio e dopo me ne vado .
Non ho voglia di baciarti e anche
non tollero, come credo un uomo dovrebbe,
che le donne facciano tutto per me,
senza sentire molto, senza lasciare niente, senza vivere.
Non tollero e, ne anche, lo credo.
A volte mi trovo pensando
che è così forte il desiderio di una donna
e tale la sumissione del uomo a quel desiderio
che lei non debe fare niente, non se gli nota,
pero lei desidera e lui mette lí, sul tavolo,
suo desiderio, semplicemente, como uno schiavo:
io godo perolei ha tutto il potere.
E quando lei gode ed io sono il poderoso,
gli ordino godere e, lí, quando mi ama.
Ieri, mentre dormíva, scriví
il poema número treintasette.
¿Ché, ti alzasti ed io non ascoltai niente?
No, no, gli disse, lo escrive, senza scriverlo.
¿E dove stá quel poema mágico?
Al non poter scrivere, mi rende conto
che nel sogno il poema gia stava scritto.
La notte si apropió dei versi
e la morte, nel sogno,
fece sparire la notte.
Tánto viaggio da quí per la, il verso
si deve aver perso per sempre
o rimarrà registratoien qualche astro
o si brucerà scoppiando contro il sole.
Cosí, qualsiese sogna e dice
che scrivè un poema,
totale, perso o incendiato,
nessuno potrá mai sapere la verità.
Alla mattina seguente
gli domandai, sarcástico,
¿come va, scrivesti sognando
un poema spléndido?
Ché va, quelli saranno i sogni
di un poeta famoso, come tú.
Io sognai che mi trascinava
per l’asfalto e i vicini, credo,
mi chiamavano puttana.
Dopo, può darsi, scornata,
mi sognava seduta trattando di scrivere
e su la foglia in bianco
apparivano i conti della spesa,
bene, anche se no, esattamente:
Persalame, quel di suo marito
per uova, quelli di suo vicino,
alle grasette, rifendosi a me,
non li cobrare le zanahorias
che non le usa per mangiare.
Cuori a basso prezo:
con amore, senza amore, crudeli,
cuori senza nessun battito.
Zumo di cuore caldo o freddo
e involture di nácar
per ogni capello che tu
abbi baciato, al meno, una volta.
E dopo, ben lavati, tutti in fila,
peni di tutti i tamagni.
Io, nel sogno, era molto rispettuosa
non guardava troppo e non tocaba niente
pero ebbe un pene che mi piacè
e all’istante di pensarlo, lo aveva tra le gambe.
Dopo, il sogno si fece molto confuso,
apparevi tú efacevi smorfie,
faccia di averlo fatto meglio,
facia di stare dentro del mio poema o sogno,
facia di essere l’unico capace di amare.
Tu in realta , non dicevi niente e, ancora,
non avevi ne anche viso
ma eri lì, con tuo viso di Dio,
con tuoi braccia indicando due direzioni,
imponendo per un lato mantenere il silenzio,
lasciare le cose come stano, seguire schiava.
E con l’altro braccio imponevi, non sò,
come una oscurità, tutto borroso,
tutto per fare, tutto per inventare
e fu lí dove tornai a svegliarmi
e, una volta in più, tornai a credere
che era per sempre.