POESÍA, LETTERE D’AMORE, PSICANALISI,
¿EROTISMO O PORNOGRAFÍA?
QUALCOSA DI POLÍTICA O RACCOLTA DI SPAZZATURA
E LETTERA DEL DIRETTORE |
"¿COSA VUOL DIRE: "IO SONO
UN UOMO"
QUANDO SONO IO CHI PARLA?"
II
Erano cammini dove l’uomo in me
viveva e non viveva,
si ritorceva di dolore e allo stesso tempo
la allegría gli arribaba a gli ossa.
Era libero e semplice, moríva e non moríva
allo stesso tempo gli passavano gli anni
e gli anni erano tutti di un verso.
E sempre ave in me, dalla
gioventù ,
un uomo delicato e amabile
che versi scriveva e baci dava da per tutto.
Un uomo che pensava che il pane
era possibile per tutti.
E quel uomo lottò in tutte le bataglie
volendo cambiare l’ordine delle cose.
Si alzava e da molto presto, al’alba,
gia voleva che il mondo fosse altro.
E si picchiava una mano contro la’altra
e calceava con forza i marciapiedi
e faceva scontrare suo delicato corpo
contro i treni in movimento.
Quando incontrava a una donna, si inginocchiava
e non era che voleva pregare o lo sapessi fare,
era per chiedere perdono
che inclinava suo essere di fronte alla vergine.
Mai potè amarla, sólo la temeva.
Lei in me si incontrava e spariva
più quandoaccomodava suo potree su di me,
stava tutto il tempo pero invissibile
e non era che il sesso si poteva o non si poteva
o che la libertà si permettesse o non si permettesse.
Sesso, pazzia e libertà, hanno in comune
che quando si lasciano cadere su gli uomini,
quando riescono invadire sue cellule,
quando penetranno per sua respirazione,
quando contaminano tutti suoi ditti,
lo fanno con tale forza,
con tale supervia vincitora,
che l’uomo, l’uomo poderoso,
quello delle armi fino al cuore,
qual leve farfalla, è capace di morire,
libero, innamorato, totalmente matto.
E la donna che tutto impara, anche se non dice niente,
e che non vuole morire anche se muoia,
decide vivere libera, innamorata e matta
anche se nessuno si lo permetta o voglia.
La bimba che si passa tutto il
giorno
creando nueve realtà con sue fantasíe.
Tenero bimbo che aspetta con fervore,
alcún giorno, diventare in gravidansa.
Donne che dopo fino alla morte
si passano tutto il tempo
lamentandosi,
non avere avuto un figlio.
Uomini che si rendono conto,
può darsi, un po tarde,
che per poter avere un figlio
devono amare, primo, ad una donna.
"¿Cosa
vuol dire: "Io sono un uomo"
quando sono io chi parla? II"
III
Lei vuole e non vuole tutto il
tempo.
Lui vuole sempre o non vuole mai.
È impossibile scattare una foto a tutti due insieme
e, pur troppo, si sposano, vivono insieme,
hanno alcun figlio, si ammalano e muoiono,
tutte due lo stesso giorno, quasi alla stessa ora,
pero nessuno può dire che si abbiano conosciuto.
In me vive un lavoratore stipendiato,
una donna operaia, un bimbo abbandonato
e quella in gravidanza suicida che si ammazzó
perche non potè accettare, di nessuna maniera,
aversi lasciato penetrare per líquidi strani.
Quel uomo che non si volè
inginocchiare,
che camminava teso per non mollarsi,
sincero come nessuno, vero sempre,
mori a meza età paralizato e solo.
E il dittatore supervo e spiatato
che mi obliga tutto il tempo ad ammazzare,
enajenar, spezare o pervertire,
tutto quello che non pensa come pensa lui.
E dopo nel mondo sólo viveno suoi sogni.
Quei giorni, quando il tirano mi vinceva,
non essiste la belleza, ne il rubí, ne il fiore,
ne l’amore, ne l’odio, ne anche il poema.
Tutto il godere, tutto il piacere che essiiste,
nessuno può goderlo soltanto il tirano.
E per me, solo rimane sognare,
sognare, intensamente, che qualche giorno,
quando il tirano muoia,
potrò vivere in libertà, conoscere l’amore
pero gia sará tardi:
si spero per sentirmi libero
che il tirano muoia,
al morire il tirano mi renderò conto
che il tirano sono io.
¿Cosa
vuol dire: "Io sono un uomo"
quando sono io chi parla? III"
IV
Ho, anche, con me, la pordiosera
giovane
che non vuole, per niente dil mondo, lavorare
e il médico comprensivo che vive, intensamente,
tutte le malattie, anche quelle che non esistono,
e una bujía pazza che si accende e si spegne,
senza tenere in conto le stazioni
ne li miei stati d’ánimo, ne le guerre.
A volte, quando intento amare nelle penombre
la bujía si accende illuminando tutto con follia.
Quello che voleva essere segreto, si fa púbblico e,
ne anche, nessuno gli incontra spiegazione.
E, a volte, sono la donna
seminatrice
di tutte mie disgrazie, di tutti mie fallimenti.
Voglio che qualcuno mi ami pero non voglio amare,
voglio vivere come una regina pero non ho re
e quando mi impoverisco per aver creduto
avere quello che non aveva e non aveva niente,
voglio che il mondo tutto, sostenga mia pazia
che è, precisamente, vivere sola nel mondo
e quando mio amato venga a domandarmi
cosa fece con il nostre amore grandioso
io li diró: non mi rendè conto,
non mi rendè conto che questo era amore,
non mi rendeva conto che le piante si regano,
non mi rendè conto che un bebé necessita
il calore di una pelle ed essere amamantato.
Non mi rendè conto che l’amore non esiste
se non lo faciamo.
Non mi rendè conto, e questo lo più terribile,
che nostra poesía era poesía.
E avè invidia di tutto quello che
cresceva
e avè giorni terribili, disconcertanti,
dove arrivai ad envidiare il crescimento
di tuoi bianchi capelli, di tue unghie.
E, dopo, tue panni, tua eleganzia al parlare
la maniera in cui altre donne ti salutavano,
il modo libertario di utilizare il denaro
che guadagnavi nelle tue ore di lavoro.
Tutto mi sembrava indegno per me,
quando mi davi qualche denaro
que, por otra parte, nunca fue tanto
lo tiraba y ese día me quedaba sin comer
pero mie mani seguívano pulite.
E quando godeva sessualmente nella
tua presenza,
mi mutilava, diventava torpe mio cervello,
in vece di godere diventava gelosa e delirava .
Ti perseguiva, mi salevano furuncoli nel culo
per avergonzarti di quello che avevi fatto.
Qualsiesi ditaglio senza importanza nella cucina
o nel bagno o su la tavolina di notte
o una fotografía antica dove sorridevi,
lo utilizava per ostigarti con mie deliri
e, a dire la verità, mi piaceva, mi faceva godere
vederti furioso con mie cose
e anche se sempre ho avuto paura
che un giorno mi ammazzassi
io godeva con quello, farti arrabbiare.
Una allegría profonda, mai vista,
invadeva mio essere quando mie parole
rompevano il pedestallo che ti sosteneva
e tú, cadevi, umanamente parlando,
nella mia bocca
e quello era per me tutto l’amore.
Continua nei prossimi Indiani
¿Cosa
vuol dire: "Io sono un uomo"
quando sono io chi parla? IV"
Indio Grigio

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