Rivista settimanale per Internet Indio Grigio
Nº 233. ANNO 2005 GIOVEDÌ 2
7 GENNAIO

 

UNE - DIRIGE - ESCREVE E CORRESPONDE: MENASSA 2005

NÃO SABEMOS FALAR, MAS O FAZEMOS EM VÁRIOS IDIOMAS
CASTELHANO, FRANCÊS, INGLÊS, ALEMÃO
ÁRABE, PORTUGUÊS, ITALIANO E CATALÃO

INDIO GRIGIO È  PRODOTTO
DI UNA FUSIÓNE
IL BRILLO DELLA COSA GRIGIA
E
L’INDIO DEL JARAMA
LA FUSIÓNE CON PIÙ FUTURO DEL SECOLO
XXI

Índio Gris


INDIO GRIGIO Nº 233

ANO V

18 Gennaio di 2005 Madrid
"ANDIAMO TUTTI CHE  VINCEREMO"
Menassa recita a Menassa

AIUTO
NON POSSO
DITENERE MIE PAROLE

Quest’anno voglio incomonciare l’anno 
brindando e non escrivendo
come tutti gli anni  precedenti.

Brindo per la rivoluzione
perche nací in suo tempo
e per essere questo il tempo della furia
brindo per l’amore alla rivoluzione
e in quel  amore
bevo il sangue e, anche,
bevo la poesía della rivoluzione.

Alzo mio  bichiere quale estandarte
per brindare per la  donna
perche Lei è della rivoluzione
sua poesía.

Brindo per l’uomo che non potrò essere.

Butto il contenuto del mio bicchiere
nella terra
e brindo con i morti.

Nel mio bicchiere vuoto penetrano
gli spíriti  smorfiosi
e poétici della notte,
ed io me gli  bevo
non sólo per divertirmi
sino anche,
per brindare contro la morte.

Oscurità per le luci 
che fugono del mio corpo
violenza di  garofoli affebrati.

Mi detengo nello sguardo degli  amici 
per riempire mio bicchiere con  questo verso. 
Tolgo della espesura della mattina 
palpitanti  brani.

Lascio cadere su mio corpo
vertente illuminata,
licuori e sogni.

Unto mio corpo con babe profumate, 
polvore umidita per il pianto, 
odori di una rivoluzione assassinata
e brindo per mia Patria.

 Nel intento
di universalizare mio canto
metto su mio corpo
le sete del ocasso
terrácheo  senza misura
parola rotta
scuartizato essere
verso lo spazio
brindo per me.

Delicato e fugace
mi spacco nelle tue viscere,
come il cristallo del tempo
come il cristallo che suona
nella gola cósmica
canzone del’Universo.

Faccio delleastille un fiore,
lascio che i più piccoli,
rompano  il fiore tra le sue mani
e butano  al vento
le parti più belle dil fiore.

Cavalieredella poesía
cavalco in pelo
allo indio
una vacalla con le ali.

  Aiuto non posso detenere mie parole

COMPIRE 62 ANNI

Dalla mia città natale
oggi ricevè una  lettera
dove mi dicevano che
al compire 62 anni
provocarebbe grandi inundazioni
in América e  nel resto del mondo.
Che non mi preoccupara, mi dicevano,
che non sei tú, sono tuoi 62 anni.

È la incarnazione pura del diluvio,
di una veccha leggenda e di tuo canto,
occorreranno, esattamente, ai   62 anni
quando il poeta si rompa nella tormenta.

In realta non fece caso della lettera
anche se me rendè conto
che le inundazionidevastavano il mondo.
Nella intelligente e saggia Europa
i   cittadini si morivano
inghiottiti  per l’acqua
come in un paese povero dove l’acqua
si aspetta tutto il tempo,
al bordo della morte per sua  mancanza
e quando viene l’acqua
cancella tutti i limiti e già,
senza che nessuno possa detenere l’acqua
regna la morte da per tutto.

Ne Russia poderosa
ne Cina comunista
con suo milione di voluntari
hanno potuto ditenere
l’influsso maligno del’acqua
al compire 62 anni.

Anche, devo dirlo,
sentirono il castigo del’acqua,
gli impiantatori di un vivere
che nessuno avrá di sopportare,
senza disordine, senza nebbia,
senza quelli altibassi del dolore e la risa,
senza l’oscuro sessa delle  alti passioni
senza quel amore impossibile e grandioso,
del poema che avremmo di scrivere,
può darsi,più avanti.
Quelli stati uniti  dal terrore
quelli uomini  pieni di poteri delle armi
andranno a morire afocati, propriamente, in sue pianti.
Ed è a 62 anni che mi dispongo,
con un talante generoso, a festegiare
vivere in un mondo dove nessuno sa’,
se deve o si regala, se ama o se desidera
se obligato a vivere o interesato
se  coragioso o inquieto o codardo senza fede.

E se non voglio parlare del uomo
come si dovrebbe,
è perche l’uomo lo fu tutto
e niente li piacè.

Ne serpente ne albero,
ne cieco ne profeta,
ne furtivo
ne uomo della legge.
Non vlè mai
essere operaio o padrone
e  mai  avè fábbrica
e  niente si raccoglieva in lei.
E quando a  suo pesare
della sua vigilanza,
alcuna uva cresceva nel deserto,
senza pronunciare parola, se la beveva.

Era impossibile vivere in quel mondo,
tutto il mondo moriva
e chi non moriva, aceptaba morire.
Era impossibile amare in quel mondo
o tenere illusioni e,  purtroppo
al compire los 62 anni
voglio confessarmi adicto
al crudele vivere.

Mi sucede che, tutto quello che faccio
quello che amo, vocifero o lavoro
è solo per seguire vivendo e
come drogaditto aferrato a sua presa
stò predisposto a tutto per vivere.
E verranno cataclismi e cicloni
inundazioni e guerre  da per tutto
e io, seduto, scrivendo miei versi,
facendo  del cataclismo mia guarita,
del ciclone mio alito e de la pólvere
mia inseparabile compagna.

Verranno, disperati,
i morti reclamando
il diritto a stare morti.
Verranno ali del tempo
a volare in noi
l’addio della vita
più mia droga,
il desiderio di vivere contro tutto,
sederá su suoi ginocchi
a  i  morti
e nella tavola a mangiare,
tranquillamente,
le ali del’addio.

Compire 62 anni

 

CI SONO GIORNI COME OGGI

Ci sono giorni come oggi che non passano mai.

Sono giorni come una espesa nebbia
nella gola, al bordo del abiso.

Quei giorni di Freud  di fronte alla agoscia
di non poter sapere, esattamente
fino a più avanti.

Quei giorni indimenticabbili di César Vallejo
confrontato alla morte con il  struzire del pane.

Quei giorni della triste birra
dove alcún poeta povero, mediocre o molto sentimentale,
si rendè conto che nel secolo che viene
nessuno lo leggerebbe.

Quei giorni dove si rompe l’anima
per che le parole   ragiungano il poema e, anche,
quei giorni dove il poema ci  abandona,
definitivamente,
per inventare l’anima.

Ci sono giorni come oggi che non passano mai.
Sono giorni come nella guerra
quando la  donna dell’nemico mi innamora.
 

Ci sono giorni come hoggi

Indio Grigio

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