Rivista settimanale per Internet Indio Grigio
Nº 231. ANNO 2005 GIOVE
13 GENNAIO

 

UNE - DIRIGE - ESCREVE E CORRESPONDE: MENASSA 2005

NÃO SABEMOS FALAR, MAS O FAZEMOS EM VÁRIOS IDIOMAS
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INDIO GRIGIO È  PRODOTTO
DI UNA FUSIÓNE
IL BRILLO DELLA COSA GRIGIA
E
L’INDIO DEL JARAMA
LA FUSIÓNE CON PIÙ FUTURO DEL SECOLO
XXI

Índio Gris


INDIO GRIGIO Nº 231

ANO V

6  Gennaio di 2005 Madrid
GIORNO DI REI MAGHI
"Nella casa del Poeta"
Menassa recita a Menassa

 

LA PRIMA PIETRA

Devoro l’universo,
Affamato,
stringo i denti di allegría.

Apro la bocca,
succhio di tuo ventre animale
il sangue perffetto.

Approfondo mia fame tra tue carni. 

Abdico.

La prima pietra

 PENSIERI
PREVI AL INCONTRO

Inmerso in un tempo dove la pazzia,
cresce  verso gli spazi infiniti,
ti cerco in un mucchio di cose,
in un mucchio di odi e pantani
e soli caduti di su centro.

Ti cerco –fino  alla fine-
tra i morti,
bianca spazzatura inmemoriale,
ti cerco nel mio  sguardo.

 Pensieri previ al incontro

 

RICORDO LA LIBERTÀ

Un magio freddo, senza luce, ricorda mia città.

Dimentico tutto quello che fui:

Rose efinestre sul mare,
quelle passioni,
per corpi femminile fuggendo di .

Pezzi di passioni,
antichi  uccelli al vento sulla sabia. 
Vaho di luce,
efervescenza marítima,
sciogliendo la matazza del tempo.

Ore in cui il ricordo cade
e gli idoli
e alcuni sogni infantili cadono
e l’universo si cade si scioglia
e le foglie scritte volano per la mia anima 
e cadeno, antiche  favole dove l’uomo, 
era felice.

 Ricordo la libertà

 

LIBERTÀ DIVINO TESORO

Sono un uomo di città,
un uomo,
conddannato a vivere tra le pietre.
Crescè tra il percal  dei vestiti
e le babe di una signora irragiungibile,
la libertà.
Crescè senza vita interiore,
nel petto porto un lumiere,
piccola, semplice luce e scrivo versi.
Nella mia città
auando muoiono alcuni,  qualcuno canta,
tenue luce,
mormora  di notte una tristeza,
un vendavale de furie,
ripetizione dove la morte  ha sua parola.
Da bambino mi dissero che amassimo a Evita
e Evita stava morta
e io la amai come si amano le ombre della notte 
e tra suoi bracia e le ombre saremmera milioni.
Un ricordo:
fu morto per le spalle, mio cugino, Miguel Ángel, 
come si ammazza a chi non si può sopportare lo sguardo.
Quando murì Miguel, mio cugino, ho avuto  un dolore, 
una chiareza definitiva e, purtroppo,
al’altro giorno  albegiai cantando.
Mi fu  tornandoo cieco,
di vedere morire, di vedere ammazzare,
di vederr passare a tanta gente indifferente.
nei occhi aveva gocce di sangue  ,
ardenti macchie di violenza nei miei occhi.
Un odio, un amore, una lontananza su tutto.

Brami ocre, lamenti della bestia,
spezzati per la illusione di essere,
per la illusione di  mangiarmi i fiori
e tuoi occhi
e le costate nella tua pelle
e miei feroci mordere nel tuo sesso,
come se tuo sesso fosse il frutto perso del’uomo,
quel limone, quella mela indimenticabile.

La libertà si fu metiendo gioielli,
pietre preziose tra sue bianche sete
e tra sue carni, oro.
Si fu tornando inaccessibile mostruo della lontananza 
e, allora, fu crescendo tra le ombre
e tra le ombre amai la libertà:
fantasma aquático,
alondra morta per sempre,
tra le pelle di te,
signora lontana, perduta libertà.

 Libertà divino tesoro

 

UN FORTE VENTO INSISTE:
TUTTO È  FINITO

Cantando le vidalas
 faccio scoppiare obúes misteriosi.
In piena bocca  porto un profondo amore
e pólvere
e diamanti
e una chitarra secca per l’odio
e un contrabasso vecchio  piangendo impazzito.

Sete,
mormorio di acque e montagne.
Laghi,
grotesche pietre nella testa degli uomini.

La música di fondo è un violíno disperato.

Sono il che stona fino alla noia.
Guardo mia vita e canto, guardo sua vita e canto,
sono un cantore che dice della vita,
ho aspereze sempre.

Mi  piacerebbe essere alto e delicato,
tenere amore tutti i giorni
e un manantiale di latte fresco per l’amore
e acque
e musica di acque
e silenzi di mare
e odori,
strappo del mio essere per le cerimonie del’incontro.

Alto e virginale, celeste,
quasi inalcanzabile,
nascosto tra le preghiere,

volo  verso tue  viscere,
rompo hímenes e veli,
faccio saltare tue vestiti per l’aria,
sostengo tra miei dita tremorosi tua nudezza,
agonizo.

 Un forte vento insiste: tutto ha finito

Indio Grigio

 

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