Rivista settimanale per Internet Indio Grigio
Nº 222. ANNO 2004 GIOVE 28 DI
OTTOBRE

 FONDE - DIRIGE - SCRIVE E CORRISPONDE: MENASSA 2004

NON SAPPIAMO PARLARE MA LO FACCIAMO IN VARIE LINGUE
SPAGNOLO, FRANCESE, INGLESE, TEDESCO
ARABO, PORTOGHESE, ITALIANO E CATALANO

INDIO GRIGIO È PRODOTTO
DI UNA FUSIONE
LA LUCENTEZZA DELLA COSA GRIGIA
E
L'INDIO DEL JARAMA
LA FUSIONE CON PIÙ FUTURO DEL SECOLO
XXI

 indio grigio


INDIO GRIGIO Nº 222

AÑO V

25  Agosto di 2004 in Buenos Aires
RECITALE DI POESÍA
"Club di amici della Vacca Profana."
MIGUEL MENASSA E TOM LUPO
RECITANO A GRANDI POETI:
PIZARNIK, GARCÍA LORCA, MENASSA

• ALEJANDRA PIZARNIK

OCCHI PRIMITIVI
  (Frammento)

...
       Scrivo contro la paura. Contro il vento con  garfi che si  mettono nella  mia respirazione.

E quando per la mattina temi incontrarti morta (e che non abbia più immagini): il silenzio della comprensione, il silenzio dil  soltanto stare, in questo se ne vanno gli anni, in questo si fu la bella allegría animale.

  Tom Lupo recitando a Alejandra Pizarnik

 

 

 

LA PAROLA CHE CURA

 

   Sperando che un mondo sia disenterrato per il lenguagio,  qualcuno canta il luogo in che si forma il silenzio.  Dopo comprovará che no perche si mostri furioso esiste il mare, ne  anche il mondo. Per quello  ogni parola dice quello che dice e  anche altra cosa.

  Tom Lupo recitando a Alejandra Pizarnik

 

 

NOMI E FIGURE
(Frammento)

...
       Abbiamo intentato  farsi perdonare quello che non fecemo, le offense fantásticas, le colpe fantasme. Per bruma, per niente, per ombre,  abbiamo expiato.
 Quello che voglio è onrrare a chi posiede mia ombra: quella che  sostrae dell niente nomi e figure .

  Tom Lupo recitando a Alejandra Pizarnik

 

• FEDERICO GARCÍA LORCA

LA SPOSATA INFEDELE

E che io mi la portai al fiume
credendo che era giovanotta,
pero aveva marito.
Fu la notte di Santiago
e quasi per compromesso.
Si  spegnero le luce
e si accenderono i grilli.
Nelle ultimi angoli
toccai suo peto addormentato,
e si mi aprirono all’improvviso 
come mazzi di jacinti.
L’almidón della sua  sottana
mi suonava nell’orecchio,
come un pezzo di seta
strappata per dieci coltelli  .
Senza luce di  argento  nelle sue cime
gli alberi hanno cresciuto
e un orizonte di  cani
abbaia molto lontano del fiume  .

* * * *

Passate le zarzamore,
i  rami e gli spinelli,
sotto sua mata di pelo
fece un  bucoo sopra il limo.
Io mi toglié la cravatta.
lei si  togliè il vestito.
Io la cintura con revolvere.
lei suoi quattro corpigni.
Ne nardi ne caracolas
hanno il viso tan  fino,
ne i cristtalli con luna
relucevano con quel brillo.
Suoi musli se mi scappavano
come pesci sorpresi,
la mettà  pieni di lumbre,
la metà pieni di frrddo.
Quella notte corrè
il meglior dei  cammini,
montato in  cavalla di nácar
senza bridas e senza strivi.
Novoglio dire, per uomo,
le cose che lei mi disse.
La luce del intendimento
 mi fece essere molto essagerato.
Sporca di baci e sabbia 
io mi la portai al fiume.
Con  l’aria si battevano
 le spalle dei fiori  .

Mi  comportté come  chi sono.
Come un  cíngaro legítimo.
Gli regalai un costurero
grande di raso paglia,
e non volle innamorarmi
perche tenendo marito
mi disse che era schietta
quando la  portava al fiume.

  Miguel Oscar Menassa recitando a Federico García Lorca

GASELA DEL’AMORE IMPREVISTO

Nessuno comprendeva il profumo
della oscura magnolia dil tuo ventre.
Nessuno sapeva che  martirizavi
un colibrí d’amore tra  i denti.

Mille cavallini persa si dormivano
nella piaza con luna dil tuo fronte
mentre che io ataccava cuattro notti
tua cintura nemica della neve.

Tra gesso e jazmines, tuo sguardo
era un pálido ramo di semi.
Io  cercai per darti per mio petto
le lettere di marfile che dicono “sempre.

Sempre, sempre”, giaardino della mia agonía,
tuo corpo fugitivo per sempre,
il sangue delle tue vene nella mia bocca,
tua bocca gia senza luce per mia morte.

  Miguel Oscar Menassa recitando a Federico García Lorca

ROMANZO SONNÁMBOLI

Verde  che ti voglio verde.
Verde vento. Verdi rami.
Il barco  sul mare
e il cavallo nella montagna.
Con  l’sombra nella cintura,
lei sogna nel suo balcone
verde carne, pelo verde,
con occhi di freddo argento.
Verde che ti  voglio verde.
Sotto la luna zingara,
le cose  le stanno guardando
e lei non può guardarle.

* * * * 

Grandi stelle di giacio,
vengono con il pesce di ombra
che apre il cammino del alba.
La  ficara  striscia sul vento
con la lima delle sue rami,
e il monte, gatto gardugno,
eriza sue pitas agri.
¿Pero chi verrá? ¿E per dove...?
Lei segue  in suo balcone
verde carne, pelo verde,
sognando nella mare amara.

* * * *

Compare, voglio cambiare,
mio cavallo per sua casa,
mia montura per suo specchio,
mio coltello per sua manta.
Compare, vengo sanguinando,
dai  porti di Cabra.
Se io potesse, giovanotto,
questo tratto si chiudeva.
Pero io gia non sono io,
ne mia casa è gia mia casa.
Compare, voglio morire
decentemente nell mio  letto.
Di acciaio, si può essere,
con le lensuola di holanda.
¿Non vedeti la ferita che ho
dal  petto alla gola?
Trecento rose more
porta tuo  cammicetta  bianca.
Tuo sangue riazuma e odora
nei d’intorni della tua fascia.
Pero io gia non sono io.
Ne mia casa è gia mia casa.
Lasciatemi sulire al meno
fino alle alte balconi,
¡lasciatemi salire !  Lasciatemi
fino alle verdi balconi.
balconi della luna
per dove risuonaa l’caqua.

* * * *

Gia salgono  le due compare
verso le alte balconi.
Lasciando una striscia di sangue.
Lasciando una striscia di lacrime.
Tremavano nei tetti
luci di landa.
Mille panettieri di cristallo,
ferivano l’albegiare.

* * * *

Verde  che ti voglio verde,
verde vento, verdi rami.
Le due comprar esalirono.
Il lungo vento,  lasciava
nella bocca un raro gusto
di iele, di menta e di vasilico.
¡Compare! ¿Dove  è, dimmi?
¿Dove è tua  fanciulla amara?
¡Cuántas veces te esperó!

¡Quante volte ti aspettava 
faccia  fresca, neri  capelli,
 in questo verde balcone! 

* * * *

Sul viso del aljibe,
si dondolava la zingara.
Verde carne, pelo verde,
con occhi di freddo argento.
Un carámbano di luna,
la sostiene sul’acqua.
La notte si mettè íntima
come una piccola piaza.
Guardie civili ubriachi,
nella porta battendo.
Verde che ti  voglio verde.
Verde vento. Verdi rami.
Il barco sul mare.
E il cavallo nella montagna.

  Miguel Oscar Menassa recitando a Federico García Lorca

ROMANZO DELLA PENA NERA

Le creste dei galli
cavano  cercando l’aurora,
quando per il monte oscuro
scende Soledad Montoya.
Cobre giallo, sua carne,
ha odore di cavallo e l’ombra.
Yunques aumati suoi petti,
lamentano canzone rotonde.
Soledad: ¿per chi  domandi
senza compagna e a quest’ora?
Domandi per chi domandi,
dimmi: ¿a te ché te ne importa?
Vengo a prendere quello che cerco,
mia allegría e mia persona.
Soledad delle mie pene,
cavallo che si cade,
alla fine incontra il mare
e si fermano le onde.
Non ricordarmi il mare,
che la pena nera, sorge
nelle terre di  olive
sotto il rumore delle foglie.
¡Soledad, ché pena c’hai!
¡Ché pena tanto lastimosa!
Piangi suco di limone
agrio di spera  e di bocca.
¡Ché pena tanto grande! Corro
mia casa come una  matta,
 mie due trecce  per terra
della cucina alla camera da letto.
¡Ché pena! Mi stò  mettendo
nera, carne e panne.
¡Ay mie cammicie di filo!
¡Ay miei musli di amapole!
Soledad: lava tuo corpo
con acque delle alondre,
e lascia tuo cuore
in pace, Soledad Montoya.

***********************

Sotto canta il fiume:
volante di cielo e foglie.
con fiori di zucca,
la nuova luce si corona.
¡Oh pena dei zingari!
Pena limpida e sempre sola.
¡Oh pena di strada occolto
e albegiare remota!.

 

  Miguel Oscar Menassa recitando a Federico García Lorca

 

• MIGUEL OSCAR MENASSA

AD  ARRIVARE

Adarrivare, imbestì
con suoi pareti grigi,
suoi  uomini fantasmali,
sue  donne allerta, precavite.
Fu un colpo allucinato
di un porvenir tanto grande
che mi  buttó nel   letto 15 giorni
senza sapere cosa succedeva,
in quale paese stava.
¿O era che non stava,
che mai avevamo arrivati,
che non veniva di nessuna parte?
 
però, di un colpo, stirai la parola
per  ragiungere quel piccolo dollaro
che, volando, mi mostrava il cammino.
 
Per vivere in Buenos Aires,
è  necessario  parlare inglese.
 
Nn solo portarono via tutto,
non sólo crearono  I mutilati
sino che,  parlando inglese,
 noi siamo come loro: colpevoli.
 
Pero il destino crudele
lo ha deciso cosí:
colpevoli saimo tutti 
pero pagheremo noi.

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