Di quel uomo
conosco per lo meno
64 poemi di memoria che vivrano per
le pareti dei megliori ricordi.
Questo uomo
potrebbe vivere con 64 donne
e avrebbe alcuna parola per ciascuna .
Potrebbe tenere 64 figli e saprebbe il nome
di ogn’uno. E avrebbe alcuna parola
per ogn’uno di loro.
Questo uomo
grida 64 volte per minuto
enon c’e perchè spaventarsi, è come
il tigre mordendo asuoi piccoli.
Questo uomo stá
meno di 64 minuti
con gente che appena conosce e tutti
si portano alcuna parola.
O un silenzio indimenticabile..
Questo uomo ha
scritto più di
64 mila versi che dovrebbero
mettersi in più di 64 idioma
per che il mondo
impari a sospirare.
Questo uomo a
dipinto più
di 64 quadri perche la battaglia
contro l’alma nera del mondo
è incesante.
Questo uomo nei
prossimi
64 anni magari cerchi dominare
l’arte del violino o può darsi che
lo vediamo accendere una stella
conla luce del suo sguardo.
Questo uomo fa
che tutti
quelli che hanno saputo lasciarsi
toccare per lui,
vogliano vivere
64 anni più.
Questo uomo
ha transformato
per sempre la vita
di più di 64 persone.
Questo uomo ha
attraversato l’Atlantico
64.000 kilometri
e ha stenduto
un ponte di parole
tra due città
che già gli ha fatto sorelle.
Questo uomo
recibe più
di 64 mila e-mails
e già rispondè quasi 64.
Questo uomo ha
parlato
con chi scrive questo
più di 64 volte.
E lo so’
perchè mai ho dimenticato
ne uno
di quelli incontri.
A questo uomo
l’ho chiamato Maestro
più di 64 volte.
E mi sembra poco.
A questo uomo
finisco di scriverli
64 línee
ed ancora non ho incominciato.
Il colore che
si scapa dil pennello a tua mano
impregna i sensi. La luce svanisce,
inventa il chiaroscuro dei tramonti,
il viso della piogia che copre le stelle.
Il colore èparola e scrve
le storie che nascondano gli specchi.
Il poema che
scappa della tua mano
alla página fa tremare il mondo.
Si gioca a faccia o croce la libertà del’uomo.
Il colore e parola si amano, si fremiscono,
ti prendono per testimone di una unione tanto intensa.
Non ha etàil
canto che sorge della tua forza.
Non ha età la cintilla del tuo nome nellatela
che esplode, brava con tuo fuoco.
La risa nei
tuoi occhi fa tremare la notte
con specchi caldi e sue lune di argento.
Emergono dei
tuoi labbra cuori
ballerini, cantori,
cuore di pelle e anche
un cuore che dimentica il tempo
dove tu eri altro e la nostalgia
tuoi mani battendo la pagina.
Una vecchiaia
senza agonie, dici,
un invecchiare gicando.
Lettere
imbrogliate per i ferri dell’anima,
colori per le distanze e quando il desidero
il corpo è quello tramonto milenario
dove una donna si stende sul oceano.
Sesanta e
quattro è un svegliare allo sconosciuto
dell’uomo che ti abbita.
Radiante
albegiaredi agitate stelle
dipingendo i resti fermi
al’orlo della pagina
dove le storie si scrivono
e il soggetto è quella lettera
mentre sparisce.
La spartitura
della notte agiungió il verso,
parole che aquietano coscienze
e tende ottuse precisando tempi.
Stoffe atácate
alle corde
come naufragi di oscurità,
paradíso disarmónico,
confusione alterna,
mani trascinandosi per il foglio
e vertente annimata del anima,
contemplano la exquisita velocità della vita.
Atomica
piccoleza affaciata a tua pupilla,
quel brillo dello inaspettato
è la rete doveinvii lindomani:
la vita fa salti
mortali e divertita,
si involge in una tastiera infinita
di sesanta e quattro caratteri.
Cautivato per
verità enquistate
dove i registri seducono mio sguardo,
arrivi, vittorioso, al regazo della età
dove, nudo, il tramonto imbellisce
precisi incontri di angelica providenza.
Sei nato
sesanta e quattro anni fa
e sono tutti i passi, fermi conseguenze,
osate luxazione al proprio nome
pagine marcate del pugno lottatore
che sempre desti come destino.
Toccare la vita
con destra precizione
agiungere designi pulitedi impureze
roere parole dove i denti non arrivano,
cosí calibraste il pennello del lavoro
e, dopo, tutto sarebbe dimenzione possibile.
Transparente
tenereza e fermi vonvizioni
mischiano il futuro con relata poetica
lodate per rafiche di vento straniero
mostre di un amore sconosciuto,
profondo sentimento carente di bugia.
Spogliata di
antiche veleidades
antticipo per i ciechi di anima
una voce proveniente del futuro,
uomo e maestría adherite
amori di autunno per il mondo delle rose.
Un uommo ai
sesanta e quattro anni
può darsi che abbia vivito, lo abbia visto quasi tutto.
Può darsi che
la alteza
le aghi della ragione negli uomini
producono elettriche convulsioni
gurando il corpo pegiorato della solitudine
di non essere soli o di stare tanto soli
pero ¡pesa tanto poco la materia!
¿Quale
compagnia ansierá qualcuno
con sesanta e quattro bastoni
fatti a colpo di versi ?
Poeta e
pittore
si denudano oggi,
sono una combinazione di colori,
un paesaggio di passioni cristalini
anche quando il corpo trema
doppia denuncia storica.
Odiano le
apparenze,
possiedono tutte l’età
che coprirono l’arte
e quelle che verranno.
Mutanno nelle stagioni
e chiariscono con sua saliva
la umana insistenza
di tacere e dimenticare.
Cosí che oggi
chi non voglia mettere la mano nel fuoco
o dare un passo al fronte, chi non resista
ai venti o ai ottanta
che si alzi e continui essendo quella piccola solitudine.
¿Un uomo di
sesanta e quattro e nudo di appariense....?
Un anima senza rughe.
Quì stò, nel
tuo 64 cumpleanno, padre;
crescere al tuo fianco è sempre bello,
arrichitore in tutte le opportunità.
Passano gli
anni e qualcosa vado imparando
o molto.
Quando fu
necesario capire qualcosa della vita, o torcersi,
avevi sempre, adeguata, una insegnanza per darci.
Sono felice,
se è che si può dire quello .
Mi piace il padre che ho
e lo dico;
anche se si spoglia d’avanti a tutti .
¡Che barbarità!
un quadro, una robba.
Guarda che sei piccolino,
ché forma di divertirti;
bene, ti voglio, anche nudo,
d’avanti a tutto il mondo.
Sei un genio,
vecchio;
al tuo fianco è più facile.
Il corpo ¿ché è
il corpo?
Il corpo di Menassa sono suoi poemi,
imbatte questo verso contro tutti
quelli che stando vestiti non vedano
al rè nudo
se cosí lo proclama la parola.
Il corpo di Menassa sono suoi quadri,
strisce di colori,
manto del tempo su firi d’oro.
Suoi tracce di coragioso marcando
il cuore palpitante della tela,
suo duelo di titani contro il bianco.
Il corpo di Menassa sono sue frasi:
frasi che ti fanno grande se li
ami,
frasi che daranno corpo ad altre parole,
frasi come molle al futuro,
essercizio di mani scrivendo
i passi che altri piedi avranno di andare.
E nudo, nudo,
camminando
sotto la espesa nebia,
nudo sotto il canto insistente
degli uccelli,
nudo sotto l’aspro abbracio della stella,
nudo come il giorno che che Ángela lo illuminara,
nudo per sempre, nudo per mai,
nudo anccora...
¿Chi può stare nudo?
con mille pagine,
dieci mila versi,
mille quadri....
e un essercito di lanse erudite
che cresce silenzioso,
che si mostra giovane,
che beve di suoi versi,
suoi quadri e sue pagine. -
Carmen Salamanca
LE ACQUE DI TUTTO PORVENIRE
Quello che preferisce cge l’altro abbia raggione.
J. L. Borges
Andava sulle
acque di tutto porvenire
con la esperanza di non credersi,
rifiutando la caduta al di fuori
come l’ecco di un passo finale.
Sotto sue siene in
transito, il ricordo
di indiani in lontananza, alchimie di pura razza
insieme alla polvere di vertebre disperse,
selva imbruttita sotto la pelle.
Buttò i frammenti, le prove
sespese negli occhi del paradiso,
contro nel’angolo lúcido di dio.
Dopo, horadó il reverso del suo cuore
e, ferito, distrugiò le tavole della legge .
“Tutto nuovo cautiverio
sará caduta verso la luna”,
si diceva, e avanzava tra luci e tenebre
attravesando la gabbia dil grande giorno
como se fusse la grotta della prima volta.
Da lí, un solo borde di
piume
orfano di ali e verde sangue,
fugace ironía senza carne sotto l’anima,
fermato nella diferenza finale.
Si compirono i tramonti ed
io
entré nella sua bocca e conosce l’universo.
Ti hai specchiato nella
notte dei giorni
e giri tra la pazzia dil fattore inconcluso,
promesse della bevanda e sua corte goyesca:
uomini stesi nella silenziosa,
oscura chiave ereditaria.
Capelli azzurri della
partita,
sopravivirai alla caotica passione di questa carne
che ti coinvolge in preghiere di amarezza ,
schiava del dolore tra fiumi di gabiani.
Con tuoi occhi di selva e
origine,
tra mucchi di deserto interrotto,
attraverserai la triple muraglia di suplica
nacida sobre el luto de la tierra.
Come una tomba differente,
oggi sarò tua parola ricuperata .
Prigioniero ignorato,
abbiamo lottato
corpo a corpo ogni patto di nebbie viagiatrice,
uno per uno, in sua perfidia di cartono potrito
cercando variazioni su la profesía.
Protege tuo spíritu dil
tuono del rancore,
quel destierro del’anima nelle radici,
arterie di passione e suoi resti
sotto il nero amparo del mistero.
Ne anche con la mano
obligata a scoprire,
sempre, la stessa innocenza, scapperai
al perfil del tiempo, convertido en látigo.
“Senza un poco di
crudeltà...” –mormorai-
“Sí, -dicesti sorridendo - senza un poco di crudeltà
è impossibile finire questo poema.”
Adorata
eternità persa
dimenticata di ambizione tra le cigli
della disordinata moltitù.
Suona,
purtroppo, ogni tanto, tua canzone.
Parole di
acciaio palpitante tremano,
si sciogliano con l’aria.
A chi le
importa non morire mai,
a chi le importa morire ogni giorno.
Adesso è il tempo delle guerre senza ragione,
del confronto mutilatore tra uomini e donne ,
delle lotte per sopravivenza dei vecchi,
delle decadenze fulguranti,
della riproduzione sospesa.
Instante in pienitù, agiungiazione momentanea
vuotamento continuo di senso,
di sangue,
di anima,
la vita purtroppo palpita, ci batte,
ci soride in nostro sorriso.
Oggi, alla mattina
nella colazione,
ho visto passare
molto vicino da quì
sesanta e quattro cani,
come affamati,
può darsi, abbandonati,
cadendo in un abismo.
Abismi di
penombre,
di grigi affascinanti
dove, ancora quello che brilla,
non è lo vero.
Lí dove i sogni
riccamano silenziosi,
prossimi devarii,
la nebbia si fa nebbia
e la luce,
prima di che io
compira 64 anni,
gia era luce.
Oggi stesso,
nella colazione,
sul pane tostato,
vide cavalcare lucertole
trattando di illuminare
l’ombra di me
stesso
che, acompasatamente,
come finale di un atto silenzioso,
caía sobre mí.
Di un passo in
dietro,
come nel tango, e gli disse:
“Tú sei mia ombra,
pero chi ti persegue, sono io.”
64 anni, cani,
anni
ombre, luce e cavalli.
Cavalli ebbe
sempre
per strada, negli hipódromi,
nel lavoro nella polizía
e sul tavolo di mangiare
nella casa di mia nonna.
Un cavallo
percherón,
tinero, pero un po’ grasso,
seduto nella sedia,
su gambe, più d’avanti,
sue mani, voglio dire,
in perfetta posizione
sul tavolo,
con delicateza extrema
sperando che un umano
gli chieda permesso a Dio
per incominciare a mangiare.
Dopo, anche, ho
montato
cavalli azzurri e bianchi
come bandiere di patria
che dopo abandonai.
Oggi,
senza’altro, amo la rosa
dove gualda e grana aspettano
che mi arrenda a i colori
che danno vita allo spagnolo.
Rosso
innamorato, furia spagnola.
Rosso sangue di tori, nostra crudeltà.
Rosso, piccole goccie perse nel bosco,
alcún soldato e morto, un uomo lo ammazzó.
Voglio vincerlo
tutto,
pero il gualda mi accompagna,
gialloaffeminato,
di mala sorte encumbrato.
Forza, sí ho,
anche ho amore,
solo mi manca che il gualda
mi vogliaa vivo, oggi.