Rivista settimanale per Internet Indio Grigio
Nº 213. ANNO 2004 GIOVE 15 DI
LUGLIO

 

 FONDE - DIRIGE - SCRIVE E CORRISPONDE: MENASSA 2004

NON SAPPIAMO PARLARE MA LO FACCIAMO IN VARIE LINGUE
SPAGNOLO, FRANCESE, INGLESE, TEDESCO
ARABO, PORTOGHESE, ITALIANO E CATALANO

INDIO GRIGIO È PRODOTTO
DI UNA FUSIONE
LA LUCENTEZZA DELLA COSA GRIGIA
E
L'INDIO DEL JARAMA
LA FUSIONE CON PIÙ FUTURO DEL SECOLO
XXI

 indio grigio


INDIO GRIGIO Nº 213

ANNO V

 EDITRICE

Editrice

 

POESIA, POESIA, POESIA, POESIA


 

MAI COME IN QUESTI GIORNI MI HO SENTITO STRANIERO

Mai come in questi giorni mi ho sentito straniero.
Mai come questi giorni tanto strani a me stesso. 
Baciai una donna credendo che era pietra
e una pietra baciai credendo che  era amore.

Dopo scrivè versi come lamenti oscure,
corpi vuoti, senza desideri,anime senza anime.
Questi giorni vide come l’amore copriva il mondo, 
con un manto nero di lácrime e  solitudine.

Nessuno potrà stare con nessuno, in questi giorni,
tutti eravamo incatenate  al’amore.
Nessun uomo desiderava suo lavoro,
nessuna donna viveva per la libertà.

E, purtroppo,ci amavamo tutto il giorno.
Ci guardavamo con tenereza e pianggevamo,
e rimanevamo pianggendo fino alla sera,
lei si incatenava ed io non andava a lavorare. 

Alla fine del mese, quando la relata stringe,
tutti pensavamo molto male dell’amore,
pero eravamo tanto felici di  essere insieme
que nos mirábamos con fe y llorábamos.

 Al giorno seguenteeravamo spezzati,
 a nessuno se gli poteva parlare di andare a lavorare. 
Lei si incatebava, al’amore, un secolo più
ed io, mi incatenava a lei, per sempre.

Mai come in questi giorni...

 

 

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LETTERE D’AMORE

STO CONTENTO DI  AVER AMATO TANTO

Stò contento di aver amato tanto,
di tanto aver arrivato a i confini dei baci,
contenti di averci abbracciato di notte
coinvolti nei vapori del silenzio
al vivere lussurioso della carne e dil fuoco,
alla spléndida e matta pasisone delle parole.
Contento di alzarmi una mattina,
con le pupille umidi machiati  per amore.

Fu un secolo di pazzia, crescemmo in tutte le direzzioni,
odio ed amore si agigantarono,
la povertà  arrivó fino alla riccheza,
la necedad e la bella pazia popolarono  monasteri,
le malattie che produsse l’amore
arrivarono fino all’anima popolando i silenzi, 
nel suo  affanno di morire, l’uomo inventó virus
che attacano, con fervore, il pensiero.

Dopo, si lo deve dire,
nel cuore della musica
questo secolo si rompè la chitarra,
il violino delle guerre fu lamento che,
volando versi i cieli,
riagiungeva  il dolore.

La trompetta fu ululare  e l’ululare  fu canto,
anche il sasso bramava alcuna pietà.
Ebbe tambori di  pazzia, questo secolo,
che splottavano suonando come sfere di luce.

Sto contento di tanto aver amato

 

 

Lei è felice pero non può sorrídere.
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PSICANALISI


UTILIZO TUTTO PER LA METÀ

Utilizo tutto per la metà.
Non conosco nessuna machina, totalmente.
Non conosco nessuna opera, totalmente.
Non conosco nessuna vita, totalmente.

Io, anche, mi ho lasciato portare, molte volte,
per intuizioni, per grandi titolari di notizie.

Ebbe cose che mi toccava vivere,
che mai  vollè sapere di ché trattavano
ed ebbe manggiare esquisito che mai provè
e cibo che mangiava quasi tutti i giorni,
che mai vollè sapere come si faceva
ed ebbe volte che me la passava
tutto il giorno, cuocinando per altri.

Quando mi toccava trionfare, trionfava a metà
e mai arrivai fino in fondo di nessùn abismo.

Mai lasciai amarmi  fino in fondo
e, in quanto a me,
io l’amava  pazzamente pero a pezzi.

Ed ebbe circoli  che rompevano suoi limiti
e quadrati  che si aprivano al mare.

E, a me,  mi sembrava tutto naturale pero a metà,
anche, dubitava di che potesse avere
un amore senza barriere, un anima senza parole.

 Utilizo tutto per la metà

 

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AMORE PERSO

LA GIOVENTÙ

XII

Quando ti guardo,
vedo dietro di te,
mi disse lei senza pensarlo
e quando  più ti guardo
vedo più lontano.

Se ti  restassi quieto per  sempre,
vedrei fino al confíne,
vedrebbe al nuovo uomo,
nascere nella distanza.

Movè miei occhi,
da un lato  al altro
e in ogni movimento,
lei disperava più e più.
Salté su miei occhi,
corrè per i dintorni della mia pelle,
per lasciarla  cieca.

Lei mi disse, tranquillamente,
senza guardarmi:
quando ti tocco,
sento che l’Universo si sparte,
per naceré alla distanzia
e sue parole, senza di più,
suoi sentimenti,
aquietavano mio spíritu,
paralizavano, senplicemente,
mie movimenti,
lasciavano  mia pelle,
aperta,
stessa nei suoi occhi.

Amore perso. La Gioventù

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QUALCOSA DI POLÍTICA O RACCOLTA DI  SPAZZATURA


POEMA DEDICATO AL GOVERNO SPAGNOLO

Una volta arrivai a dirgli ad una donna
che mio bolígrafo non aveva voglia di scrivere.
Dopo essendo da solo scrisse un  poema,
pero a machina.

Sono attacato  alle regole del’amore,
diceva il condannato,
pero stò nella fabrica.

E quella non è l’unica volta che mi sbaglio,
a volte, stò  attacato alle regole della povertà
 e voglio fare l’amore.

Vivo  attacato alle reglole della schiavitù
e solo amo la libertà.

Mi sparto in due di ridere , dopo,
vivo spartito per sempre.

Fui quel  soldato che gli toccó
fare la  guerra tutto il tempo
e solo aveva l’illusione  della pace.

E  vide cadere  colombe della pace
attrate per il fragore delle bataglie
ed io stesso sparai  contro  colombe falsi
che ti facevano credere che il cibo era la libertà
o bene,  che la libertà ella pace erano possibile senza cibo.

Ed ebbe giorni neri, tenebrosi, catástrofe incontabile,
dove le colombe della pace si ammazzavano tra di loro.

La colomba, in difinitiva, era un  uccello crudele
e per quello fu scelta come símbolo della pace.
È capace di ammazzare per quasi niente
ad un frattello ferito che si dichiara perditore.

Vivo ataccato alle regole delle colombe
e vado per il mondo cercando un essere umano,
qualcuno che amando la libertà non  voglia volare
qualcuno che  al dichiararsi vinto non pensi a morire,

un uomo, una donna che amino per amare,
una donna, un  uomo che costruiscano le ombre
che attraversino il sole con una lácrima
e rompano le catene, del’amore, al partire.

Poema dedicato al Governo spagnolo

 

LETTERE DEL DIRETTORE


 

STÒ INNAMORATO

Stò innamorato di me stesso
e dil mondo, in minor grado
già che la verità ci dice
che il mondo viene zoppicando.

Stò innamorato di me stesso
e dil fiore, in minor grado
gia che bella e distinta
marchia muore nelle mie mani.

Stò innamorato di me stesso
e dil Sr. Presi. in minor grado
gia che, políticamente,
ha pisciato fueri del buco.

Stò innamorato di me stesso
e di mia amata, in minor grado
gia che mie versi  gli hanno dato vita
e lei  , la povera, ama mie labbra.

 Lettere  del direttore

Indio Grigio

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IN POETI  SVEGLI IN DOMENICA 4  LUGLIO DI 2004

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